20.11.1666. Primi sguardi su batteri e spermatozoi
20 novembre 1666 – Nasce a Parma Ortensio Volpini, ricordato come medico e ricercatore di un’epoca di grandi domande.
Volpini è probabilmente il medico parmigiano che prima dell’Illuminismo è più coinvolto dal dibattito sulle scoperte che vengono dall’uso dei primi microscopi. Questioni a mezza via la scienza e la filosofia, perché riguardano l’origine della vita. E difatti, sempre a Parma, sarà insegnante sia di Medicina che di Filosofia.
Il parmigiano segue le orme del grande collega lucchese Antonio Vallisneri, adottando il metodo sperimentale, scrivendo in italiano e non in latino come ancora fanno in molti e applicandosi alle stesse ricerche di Vallisneri.
Del lavoro di Volpini, i testi più noti trattano “de’ Vermini del corpo umano”, cioè dei microbi da poco tempo individuati con l’osservazione. È fra i primi a negare la “generazione spontanea” degli organismi infettanti: ancora fino alla metà dell’Ottocento ci sarà chi crede che i vermi nascano dal nulla nella carne imputridita. In due pubblicazioni, del 1721 e 1726, smentisce tale affermazione e ne deduce che per curare molti mali occorre prevenire lo schiudersi delle uova di quei “vermini”. Un cambiamento mica da poco, e che solo pochi medici ancora accettano.
“Il Sig. Dottore Volpini s’è preso a nuovamente disaminare questo sistema; dà nuovi indicanti per ben curare sì tormentose malattie; e possiamo affermare con tutta la verità, che egli molto felicemente, e con grand’utile della medicina pratica c’è riuscito”, afferma una recensione del Giornale de’ Letterati d’Italia del 1722.
Ma la sua ricerca lo porta più lontano. Se non c’è generazione spontanea, da dove vengono i microrganismi? E a cosa servono?
Volpini arriva ad approfondire questioni inerenti la sessualità, nei testi “Disamina sull’opinione di Coloro, i quali vogliono, che i Vermicelli spermatici sieno il principio della Generazione degli Animali” e “Trattato dei flussi di Venere” (oggi purtroppo introvabile).
Una delle teorie dominanti nel primo Settecento, è che la vita sia trasmessa solo per via maschile tramite i “vermicelli spermatici”, cioè gli spermatozoi. È la teoria animalculista. Al nostro medico, però, questa visione non convince affatto.
Come lui stesso ricorda, la gran parte dei suoi contemporanei “vogliono che l’opera della generazione negli Animali sia tutta nel sesso maschile, che in se sviluppa, e nodrisce i Vermetti spermatici; e che la Femmina altro non contribuisca alla generazione, dopo aver ricevutto in deposito i detti Vermetti, che unicamente il sito dello albergo, e il nutriciamento”. Si pensa cioè che ogni spermatozoo contenga un minuscolo corpo umano pronto a trasformarsi quando si trovi nella condizione adatta. “Questi Vermicelli racchiudono un gentilissimo corpicello Umano”, dicono i più.
Ma non Ortensio Volpini, che per recuperare il ruolo dell’ovulo femminile nel concepimento, individua una serie di ragioni per cui non è credibile che tutto sia già nei soli spermatozoi. Anzi, finisce col non riconoscere più alcuna utilità agli spermatozoi per la generazione della vita. È la teoria ovista.
Per fare chiarezza su questa e molte altre questioni, arrivando a smetire tanto gli animalculisti quanto gli ovisti, serviranno secoli. Sì, l’inizio del Settecento è una stagione di domande che ancora restano senza risposta. Il medico Volpini per l’intera vita ha continuato a porsi interrogativi, preparando così i successivi grandi progressi del sapere scientifico.