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25.1.1748. Giuseppe Cervi e la nuova medicina

25 gennaio 1748 – A Madrid muore il grande medico parmigiano Giuseppe Cervi. Ha lasciato la sua terra 31 anni prima, per seguire Elisabetta Farnese, andata in sposa al re di Spagna Filippo V. E come già era successo nel Ducato di Parma, anche alla corte di Madrid viene riconosciuto come il migliore dei medici.

Allievo del Collegio dei Nobili, si appropria sia della cultura umanistica che della scienza sperimentale nata nel Seicento. Alla facoltà di Medicina è l’alunno migliore e il suo maestro Pompeo Sacco ne favorisce la carriera. Proprio Sacco gli insegna la via nuova: non si cura in base a speculazioni filosofiche come fanno la gran parte dei suoi colleghi, ma attraverso osservazione ed esperimento, per individuare tecniche e medicinali davvero efficaci.

Attorno al cinquantesimo compleanno, Cervi diventa protomedico della Casa ducale e professore primario di Medicina. A Parma ha ottenuto tutto. E allora via, in carrozza fino in Spagna, dove il nostro dottore deve ricominciare tutto da capo.

La più grande, più complessa, più litigiosa corte spagnola non lo spaventa. Lui procede come ha sempre fatto: concreto e discreto. Le sue capacità e i risultati del suo lavoro prevalgono sulle inevitabili rivalità. Tre anni dopo il trasferimento, Giuseppe Cervi è nominato protomedico di Castiglia, quattro anni più tardi consigliere di Filippo V e cinque ancora avanti medico personale del re e capo del protomedicato regio, dell’esercito e di Catalogna. Nel 1730, la sanità in Spagna è lui, uno dei pochissimi stranieri che nell’orgogliosa Iberia siano mai riusciti ad emergere così tanto. La cosa non sorprende: nel Seicendo, quando nasce Sacco – e quando nasce pure la scienza moderna –, l’Italia è il Paese culturalmente più avanzato del mondo.

Che se ne fa di tanto potere il Sacco? Lo usa per proseguire nella sua personale missione di riformare la medicina, ottenendo finanziamenti per organizzare strutture sanitarie, formare i medici perché escano da concezioni superate, cambiare le leggi, fondare l’Accademia medica di Madrid, di cui è il primo presidente.

In tutta Europa conoscono questo medico tanto capace, ammesso alla Royal Society di Londra e all’Accademia delle scienze di Parigi. Ma lui non si vanta granché, non firma libri e conduce una vita senza eccessivo sfarzo. La gran parte dei compensi che riceve – e sono davvero cospicui – li mette da parte, tanto che alla morte in questo 25 gennaio 1748, lascia una fortuna: tre milioni e mezzo di piastre, che sono quasi 100.000 chili d’argento; nessun medico aveva mai accumulato tanto denaro (oggi, quell’argento costerebbe 33 milioni di euro).

Nei suoi tanti anni in Spagna, Giuseppe Cervi non si era mai scordato della sua Parma. Prima ancora di partire, aveva acquistato una villa a Carignano, oggi nota come Villa Malenchini, e nel tempo l’aveva fatta abbellire e le aveva aggiunto intorno quanta più terra possibile, un latifondo arrivato fin verso Felino ed Arola. Aveva anche pagato di tasca sua il rifacimento della chiesa di Carignano.

La ricca eredità del medico Cervi va alla nipote Ottavia, venuta ad abitare Villa Malenchini così come i suoi discendenti, che devono tutto al genio di Giuseppe.

Medaglia settecentesca coniata in memoria di Giuseppe Cervi

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