19.11.1266. Cittadinanza in vendita a mille lire
19 novembre 1266 – Il Comune di Parma, indebitato fino al collo e bisognoso di nuove risorse per proseguire le guerre con i potentati vicini, mette in vendita la cittadinanza. Chiunque pagherà 1.000 lire imperiali avrà diritti uguali a quelli delle famiglie storicamente abitanti nel centro urbano, per loro e per i loro discendenti.
Chi abita in città, in età comunale, gode di una serie di libertà impensabili per la gente di campagna, ancora a lungo legata agli obbighi feudali. Per molti villici danarosi è un’occasione unica per entrare a far parte della società del futuro. Così, alla proposta del Comune di Parma rispondono ben 426 uomini. Le loro famiglie, da questo 1266, vengono ad aggiungersi alla società civica; i diritti di cittadinanza e l’esenzione dei balzelli pretesi da chi non ne ce l’ha valgono infatti anche per tutti gli eredi, a meno che non si tratti di ragazze già sposate con “un rustico”.
Il provvedimento del 1266 diventa un precedente utile a far cassa in tutte le situazioni di emergenza, e del resto anche molte altre città in questo periodo fanno lo stesso. Anche se col passare del tempo la cittadinanza pare venduta a prezzi sempre più bassi.
Nel 1280 il Comune è alle prese con uno scarsissimo raccolto, che minaccia di causare una carestia. Così deve acquistare grano da fuori e per trovare le risorse necessarie vende la cittadinanza a 43 popolani, ad un prezzo fra 50 e 70 imperiali ciascuno.
Pochi mesi dopo, il Municipio si impegna in un’opera di abbellimento della piazza (Garibaldi), ampliando gli spazi per il commercio. Un’opera assai costosa, più di quello che le casse permettono. E così ancora una volta si fanno offerte alla gente delle campagne. In questo caso viene messa in vendita una versione ridotta di cittadinanza, cioè il diritto di abitare in Parma con tutti i privilegi e le libertà annesse, tranne la possibilità di entrare a far parte del Consiglio.
Come sempre, la proposta riscuote un grande successo: aderiscono ben tremila villici, ma la somma finale raccolta risulta scarsa, 11.000 lire imperiali in tutto, cioè mediamente solo 3,7 imperiali a testa. Molto probabilmente, in realtà, in questo caso solo un numero limitato di abitanti del contado diventano cittadini, giusto quelli che servono per avere i soldi necessari a pagare le spese per la piazza, e per tutti gli altri l’accordo non si chiude.
In questo Duecento di notevoli disparità sociali, chi ha il potere sui diritti li usa quasi come fossero un Bancomat. Così facendo, senza rendersene troppo conto, apre spazi importanti per chi, pur non nato nobile, è dotato di ricchezza mobile: un passo importante verso un nuovo mondo borghese.