
9.2.1943. Campanili sentinelle per la minaccia dei bombardieri
9 febbraio 1943 – Parma si prepara alla guerra. La guerra imperversa nel mondo da tre anni e mezzo, ma solo ora il fronte si avvicina. Anche se nelle frequenti manifestazioni pubbliche della Repubblica sociale si sbandierano ancora travolgenti e imminenti vittorie, gli addetti ai lavori approntano misure per cercare di limitare i danni di un prossimo evidente disastro.
In questo 9 febbraio il Comitato protezione antiaerea detta istruzioni per i segnali di allarme in caso di attacco aereo.
In vari punti della città sono state installate sirene, ma se nell’emergenza venisse a mancare la corrente elettrica, la salvezza degli abitanti di Parma sarà affidata alla gran parte dei campanili, alti o bassi che siano: le torri di San Giovanni evangelista, San Benedetto, Santo Sepolcro, San Pietro d’Alcantara, Trinità, Sant’Ulderico, Trinità dei Rossi, San Rocco, Sant’Alessandro, Ognissanti, San Giuseppe, Santa Croce, Annunciata e Sacro cuore annunceranno l’arrivo di velivoli ostili.
Se i parmigiani sentiranno suonare le campane a martello per cinque minuti, significa che sono in pericolo e dovranno trovare un rifugio. Il cessato allarme sarà segnalato con cinque minuti di campane a distesa.
Molte delle campane della città sono state distrutte poche mesi prima, fuse per fabbricare cannoni, ma alcune sono state lasciate proprio per la loro storica funzione civile: fin dal Medioevo le minacce collettive sono segnalate con le campane.
Pochi giorni prima, il podestà Vincenzo Gasdia ha reintrodotto l’obbligo per i pedoni di camminare esclusivamente sul lato sinistro delle strade, per il dichiarato scopo di evitare confusione “durante gli allarmi e dopo l’inizio dell’oscuramente”.
Intanto si stanno costruendo i rifugi pubblici: a inizio marzo ne verranno aperti 13, che in estate diventeranno 16. I bombardamenti inizieranno in aprile e le campane si sentiranno molte volte.

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Succede il 9 di febbraio:

