
9.10.1931. Le truffatrici di grammofoni, macchine per cucire e biciclette
9 ottobre 1931 – Nel Tribunale di Parma si apre il processo contro la banda dei truffatori. Un gruppetto di donne e uomini che fin dal 1928 sbarcano il lunario acquistando merce che non pagano, e che poi rivendono oppure lasciano al monte dei pegni, quello di Reggio, non di Parma, per farsi notare meno.
Il loro modo di “lavorare” è semplice. Comprano a rate, pagano la prima quota e poi non si fanno più vedere.
Trattano soprattutto strumenti tecnologici, quelli disponibili al principio degli anni Trenta. Mettono dunque le mani su una radio da 3.000 lire, due grammofoni da 770 lire, cinque fonografi, che costano oltre 400 lire l’uno, tre macchine da scrivere Underwood (comprate da uno che è analfabeta!) e quattro macchine da cucire Singer, che vanno dalle 1.100 alle 1.900 lire ciascuna. Ma anche damigiane e bottiglie di lambrusco e di vermut, quattro cucine economiche che insieme valgono ben più di mille lire, un letto, due materassi, 150 chili di sapone, dieci vasi di carne, tre biciclette, stoffe e coperte di lana e altri oggetti minuti.
Probabilmente gli investigatori non riescono ad individuare tutti i beni sottratti con questa facile truffa. Ma la lista dei casi accertati per i giudici è sufficiente.
Bastano due giorni per la sentenza di condanna. Quattro delle sei persone accusate di far parte della banda, arrestate il 5 giugno, sono giudicate colpevoli. Dalma Bacchini sconterà due anni di prigione, Maria Grassi e Adelina Colla 21 mesi ciascuna, Erminio Pezzoni è condannato a 7 mesi, ma beneficia della condizionale. In carcere per 15 mesi anche Aldo Lombardelli, che ha ricettato parte dei beni sottratti con l’imbroglio.

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Succede il 9 di ottobre:

