8.9.1510. La strega Lucia bruciata in piazza
8 settembre 1510 – “Fu arsa una strega in Ghiara per comision del inquisitore, qual era stata asai in prigion et fu questa per la qual fu scomunicato il podestà. Hora, per forza di ragione, dopo longa lite a Milan, la condanò al foco e fu arsa viva, cosa che mai si ricorda alcuno haver veduto, e disi in fine “Jesu” e chiamò Maria Virgo, e si chiamò Lucia Cacciarda”.
Così il cruento evento è registrato nella Cronaca del libraio Leonardo Smagliati, coeva al fatto.
La donna è stata condannata al rogo l’anno prima dal domenicano Antonio da Casale, inquisitore di Parma e Reggio dal 1508 al 1513 circa, coadiuvato da tre giuristi. Sia il podestà Antonio Malvicini che il vicario diocesano Bartolomeo Guidiccioni non sono convinti delle accuse a carico di Lucia Cacciarda e si oppongono alla sentenza, chiedendo di produrre prove più solide.
Per tutta risposta da Casale scomunica Malvicini e bandisce Guidiccioni, che poi farà carriera arrivando nel 1539 al cardinalato. L’inquisitore vuole far eseguire la sentenza a tutti i costi, così si rivolge al governatore del re di Francia Luigi XII residente a Milano, che in questo momento ha giurisdizione anche sull’Emilia, ottenendo ragione.
Già nel 1508, da Casale aveva condannato come strega un’altra parmigiana, accusandola di avere una relazione stabile con il demonio, poi la pena fu commutata al portare per tutta la vita i “signa super vestem”, cioè simboli cuciti sugli abiti che la additavano come colpevole.
Lucia Cacciarda è probabilmente l’unica donna uccisa dall’inquisizione a Parma come strega. Ci saranno altre due condanne per questa accusa nel Seicento, ma senza il coinvolgimento del Sant’Uffizio. Invece da Casale continuerà con i roghi a Como, dove è inquisitore nel 1514 e 1515.
A Parma i suoi successori Donato da Brescia e poi Modesto Scrofeo non hanno lasciato tracce significative. Assai più zelante fu Girolamo Armellini, che ricoprì il ruolo di inquisitore fra 1518 e 1526 circa, solo che le streghe non le trovò a Parma, ma nel reggiano, a Mirandola, dove un gruppo di persone aveva inscenato riti notturni di apostasia. In tre anni, Armellini arrestò 60 persone e tre donne e sette uomini furono uccisi sul rogo nella piazza del paese.