8-9.11.1982. In una notte il Taro demolisce tre ponti
8-9 novembre 1982 – Sulla val Taro cade tanta pioggia che il fiume si ingrossa al punto da abbattere gli argini in più punti, allagando tanto l’Appennino quanto la Bassa parmense. La corrente è così forte che in poche ore travolge e distrugge prima il ponte automobilistico di Isola di Compiano, poi quello di Fornovo e infine il viadotto della linea ferroviaria Milano-Bologna a Ponte Taro.
Il fiume si ingrossa improvvisamente nel pomeriggio dell’8 novembre. A Fornovo la piena raggiunge il massimo alle 4 del mattino, con una portata di 3.200 metri cubi al secondo. A Ponte Taro il livello sale 3,16 metri sopra il livello di guardia, tanto largo come nessuno a memoria d’uomo aveva mai visto, e nessuno vedrà più almeno fino al 2014.
La corrente erode rapidamente il fondo ghiaioso e le sponde. A Fornovo nella notte cadono tre pile del ponte – aperto dall’estate 1905 –. Un camion resta bloccato con le ruote anteriori che penzolano dalla carreggiata che non c’è più.
A Ponte Taro, nel disperato tentativo di salvare le infrastrutture, vengono gettati massi accanto alle rive, ma sono travolti e immediatamente trascinati lontano. Il viadotto ferroviario su 20 arcate, edificato poco più di un secolo prima da un’impresa inglese, cede alle 13,50 del 9 novembre, con due piloni caduti, lasciando 90 metri di binari sospesi sull’acqua.
Dei tre ponti rovinati, il più necessario è certamente proprio quello dei treni: senza il passaggio sul Taro, l’Italia è spezzata in due. È per questo che la sua ricostruzione vede un eccezionale concentrazione di risorse finanziarie ed umane. Dopo soli 34 giorni, il 13 dicembre 1982, il passaggio di locomotive e vagoni è già ripristinato, grazie ad una soluzione provvisoria realizzata deviando in parte il Taro ed alzando dei tralicci di acciaio. Per la ricostruzione definitiva, uguale al ponte rovinato, basterà attendere un anno: novembre 1983.
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