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8.8.1786. Giandomenico Romagnosi vate della nuova Italia

8 agosto 1786 – Si laurea in Legge all’Università di Parma Giandomenico Romagnosi, sia in diritto civile che in diritto canonico. Questo giovane ventiquattrenne, nato a Salsomaggiore, a Parma da quattro anni, darà voce al nuovo sentimento nazionale che anima l’intero secolo Decimonono.

Figlio di un notaio, i genitori lo fanno studiare per proseguire l’attività. Ma per lui il diritto è ben altro: è la lingua della civiltà, è ispirazione e fondamento del buon vivere sociale e del suo successo. Fin dalla sua prima opera, che gli dà subito fama internazionale, Giandomenico va all’origine della legge: “Genesi del diritto penale” presenta in forma sistematica idee probabilmente discusse quando sta a Parma come studente. Tornerà nella stessa Università nel 1804, per insegnare per un biennio.

Non solo ai giovani aspiranti avvocati, insegna Romagnosi, ma ad un’intera generazione. Pian piano, senza enfasi, si ritrova vate dell’idea nuova di nazione, coscienza di un popolo italiano ancora tutto da costruire.

È convinto, Romagnosi, che l’Ancien Régime non risponda più alle evoluzioni già intervenute nelle città d’Europa, così elabora una riforma del diritto che mette al centro la borghesia. Crede nel libero mercato, nel progresso umano – che le istituzioni devono assecondare adeguandovisi – e nella ragione. Per cui, ragionevolmente, i prìncipi dovrebbero rinunciare agli ultimi afflati di assolutismo e permettere ai popoli di reggersi ognuno in autonomia, sotto monarchie nazionali governate attraverso organi rappresentativi.

Tutto questo lo spiega in numerosi scritti e lavora in modo pratico per realizzarlo, elaborando strumenti giuridici per un’Italia unita (che verrà solo un quarto di secolo dopo la sua morte). E pure contribuendo alla diffusione della massoneria in Italia.

Idee del genere conquistano tanto gli illuministi quanto i romantici, ma di certo non piacciono a molte persone di comando. Nella vita, Romagnosi verrà allora arrestato due volte, per restare in carcere 15 mesi ad Innsbruck e sette a Venezia. Perderà gli incarichi pubblici e accademici; gli verrà perfino vietato di insegnare privatamente, e si ritroverà in povertà. Pure la malattia lo colpirà: a 61 anni ha la mano destra paralizzata. Ma lui non si arrenderà mai, consapevole di lavorare per la Storia, indicando al mondo quale nuova direzione deve prendere.

Chi ha insegnato a Giandomenico Romagnosi nella aule della facoltà di Legge a Parma, ha fatto un investimento ad altissimo rendimento.

Ritratto di Gian Domenico Romagnosi, miniatura ad acquerello di Antonio Pasini, inizio '800, Museo Glauco Lombardi di Parma
Ritratto di Gian Domenico Romagnosi, miniatura ad acquerello di Antonio Pasini, inizio ‘800, Museo Glauco Lombardi di Parma

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