Cronaca,  Medioevo

8.5.1481. Scherzi da prete al funerale del peccatore

8 maggio 1481 – Muore Desiderio Grossi, usuraio e noto denigratore della religione; religione che si vendica nel giorno del funerale…

Colpito da colpo apoplettico in avanzata età, perde la voce e poi improvvisamente si spegne. Prima di darsi al prestito su interesse, Grossi era stato membro dell’Anzianato della città e riscossore dei dazi; aveva prestato denaro fin al duca di Milano Francesco Sforza. Nonostante non si accosti ai sacramenti da oltre 40 anni, visti i suoi passati incarichi pubblici e il pregio della famiglia, gli vengono accordati funerali di una certa solennità. Ma tutto va storto.

Per annunciare le esequie deve suonare la campana maggiore della cattedrale, il Baione, ma quando il campanaro si appende alla corda, il bronzo si crepa. In alternativa c’è la campana del Battistero, ma neppure questa si sente: la corda si spezza e quando viene afferrato il tratto rimasto appeso, si spezza una seconda volta!

Questi eventi (dei segni?) spingono molti ad interrogarsi sull’opportunità di proseguire con il funerale. Ma si farà bene a seppellire in terra consacrata quell’usuraio anticlericale incallito? La maggior parte dei preti assoldati per le esequie rinunciano all’incarico. Si ritirano anche i chierici che dovevano trasportare la bara a spalla, che alla fine deve essere spostata dai servitori del defunto.

Finalmente la salma entra in chiesa. Il prete non c’è, solo due frati. Hanno preparato il turibolo per riempire l’aria di vapore di incenso, ma ancor prima di toccarlo per farlo ondeggiare, la catena che lo regge si spacca e l’incensario rotola a terra.

L’inquietante serie di ostacoli a questa sepoltura è raccontata in un diario coevo e riportata dallo storico Angelo Pezzana con un intelligente commento: “queste rotture poteano essere accidentali, o artificiali”… Come che sia, negli anni seguenti si parlerà spesso e con timore di quanto accaduto durante le esequie di quel mangiapreti di Desiderio Grossi.

La morte rappresentata nel monumento funebre della contessa Giacinta Sanvitale Poli, morta il 10 marzo 1652; sculture di Domenico Guidi su disegno di Alessandro Algardi, chiesa di San Rocco a Parma.
La morte rappresentata nel monumento funebre della contessa Giacinta Sanvitale Poli, morta il 10 marzo 1652; sculture di Domenico Guidi su disegno di Alessandro Algardi, chiesa di San Rocco a Parma.

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