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8.2.1859. José Rondizzoni eroe dei due mondi

8 febbraio 1859 – A Concepciòn, il generale Josè Rondizzoni combatte la sua ultima battaglia, contro i liberali che si ribellano al governo conservatore e repressivo. Una ben strana conclusione per l’ufficiale napoleonico, eroe della libertà.

Tutto inizia a Mezzano Superiore il 14 maggio 1788, data di nascita di Giuseppe Rondizzoni, che a 19 anni indossa la prima divisa, e non conoscerà più altro abito. Una vita come quella dei capitani di ventura di tre secoli prima, passando da esercito a esercito, di battaglia in battaglia. Rondizzoni ha una vita da romanzo, o da libro di storia, perché la sua carriera militare di successo lo porta a partecipare a tutti i maggiori avvenimenti del suo secolo. Fino in Sud America, fino in Cile, dove Josè Rondizzoni (col nome spagnolizzato) è ancor oggi ricordato come uno dei eroi liberatori.

Dal 1807 è nell’esercito di Napoleone. Combatté in Spagna nel 1808, in Austria nel 1809, in Russia nel 1812, rimediando ogni volta ferite e gradi. Il nostro soldato segue il Bonaparte fino alla fine: all’assedio di Magdeburgo nel 1814, nelle battaglie di Lutzen, Bautzen, Dresda, Lipsia e infine a Waterloo il 18 giugno 1815, una disfatta dalla quel torna comunque ricco di gloria per il coraggio e l’abilità dimostrati.

Quanto ritorna a Parma, dove già c’è Maria Luigia, il capitano Rondizzoni ha la Legion d’onore e quattro cicatrici. La duchessa lo arruola subito, ma nel Ducato non c’è da combattere. Giuseppe preferisce ripartire per seguire la Storia e cercare avventura.

Si imbarca per le Americhe. In New Jersey trova il fratello di Napoleone, Giuseppe pure lui, che dopo aver fatto il re di Spagna, era andato a godersi la vita negli Stati Uniti. Rondizzoni non cerca un rifugio dorato, ma un’altra causa, un’altra guerra, un’altra baionetta. Nel febbraio 1817, rieccolo dunque a Buenos Aires, al servizio del generale José de San Martín, il Libertador, che sottratto il Perù alla Spagna, inizia ora la marcia sul Cile.

In Sud America, ricomincia dal grado di sergente. La sua abilità, però, gli permette di salire rapidamente la scala militare: maggiore, colonnello e infine generale.

Le sue gesta eroiche a Cancia Rayada il 18 marzo 1818, a Mocopulli il 1° aprile 1824, a Bellavista il 14 gennaio 1826, a Santiago il 6 giugno 1829, si raccontano di bocca in bocca. Il parmense è diventato una delle figure della liberazione del continente.

Continente sempre inquieto, dove, finita la colonizzazione, inizia una lunghissima epoca di lotte interne. Lotte interiori devono combattersi anche nell’animo di Josè Rondizzoni, che non sempre sa con chi schierarsi, che alterna stagioni di nuove battaglia ad altre di esilio volontario.

Alla fine, prevale il senso del dovere del militare. Il gusto del comando. Lui, che fin da ragazzo ha vissuto per il sogno libertario cavalcato da Napoleone, che ha cercato di realizzare sui campi di battaglia dell’intera Europa, che ha inseguito fin dall’altra parte del mondo, nell’ultima parte della vita si adatta a combattere per difendere la “Repubblica autoritaria” contro i cileni che hanno ereditato quegli stessi sogni.

Rondizzoni è premiato con la nomina A capo di Stato maggiore dell’esercito e capo delle Forze nazionali del Cile. Torna ad afferrare spada e fucile a Los Guindos il 19 novembre 1851, a Loncomilla l’8 dicembre 1851 e per l’ultima volta, questo 8 febbraio 1859, a Concepciòn, per soffocare gli ennesimi moti liberali.

Poi, compiuti i 70 anni, finalmente il soldato si mette a riposo. Trascorre gli ultimi sei anni a Valparaiso con la seconda moglie Dominga de la Cotera.

Guseppe Rondizzoni, fotografia del 1830, collezione Sala Medina, Biblioteca nazionale del Cile, Santiago
Guseppe Rondizzoni, fotografia del 1830, collezione Sala Medina, Biblioteca nazionale del Cile, Santiago
Ritratto del generale José Rondizzoni, olio su tela di autore sconosciuto, 1850 ca., Museo del Carmen di Maipú, Cile
Ritratto del generale José Rondizzoni, olio su tela di autore sconosciuto, 1850 ca., Museo del Carmen di Maipú, Cile

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