8.1.1944. Edda e i quaderni di Ciano
8 gennaio 1944 – Edda Ciano, figlia di Mussolini, lascia la casa di cura di Ramiola, vicino a Fornovo, dove è stata nascosta dopo l’arresto del marito Galeazzo Ciano, additato dalla Repubblica sociale come traditore del fascismo. Prima di lei, in questo stesso edificio, proprietà dei fratelli Walter ed Ezio Melocchi, hanno trovato rifugio diversi ebrei perseguitati. La figlia del duce caduto si registra con un documento falso, a nome Emilia Santos.
Edda porta con sé merce scottante: i diari del marito, sui quali le autorità naziste vogliono mettere le mani. Edda spera di poter scambiare quei quaderni con la libertà di Galeazzo. In Germania non sono interessati tanto ai retroscena del regime e della sua politica estera, bensì a possibili intrighi del ministro degli Esteri tedesco von Ribbentrop contro Hitler, dei quali lo stesso Ciano ha detto ad Himmler di avere le prove fra le sue carte.
Lo scambio deve avvenire in un luogo isolato, al km 10 della Verona-Brescia. È per andare lì che Edda lascia il parmense. Ma all’appuntamento non trova nessuno. Ciano avrebbe dovuto essere liberato dal carcere di Verona da una pattuglia di SS olandesi travestite, operazione bloccata dallo stesso Hitler. Edda capisce che non le resta che fuggire nella neutrale Svizzera. Ciano muore fucilato l’11 gennaio.
A Ramiola, Edda ha lasciato la parte maggiore delle carte di Ciano. Le autorità naziste ricostruiscono i suoi spostamenti e in agosto mandano agenti segreti dai fratelli Melocchi, costringendoli con la violenza a consegnare tutto ciò che Edda aveva affidato loro in custodia. Le carte arrivano a Berlino, dove sono tradotte in tedesco, poi nell’aprile 1945, vengono bruciate. Resta solo la brutta copia della traduzione, che la traduttrice aveva nascosto fra le rose del giardino di casa propria, oggi nell’Archivio del Pentagono col nome di “Carte del roseto”.