Età contemporanea,  Politica

7.9.1948. Da piazza Garibaldi, Togliatti annuncia la rivoluzione comunista

7 settembre 1948 – In piazza Garibaldi, gremita di persone e di bandiere rosse, Palmiro Togliatti minaccia la rivoluzione comunista.

Il segretario Togliatti frequenta assiduamente Parma, perché l’Emilia è la base più solida della sinistra nel dopoguerra. Alle politiche di primavera, ha scelto sempre questa piazza per chiudere la campagna elettorale. Le urne, però, gli hanno dato una delusione: il consenso emiliano alla falce & martello, nel 1948 scende dal 63 al 44%.

Le cose per lui vanno tutte storte. Il presidente Einaudi conferma il governo della sola Democrazia cristiana. Dagli Stati Uniti arrivano i primi milioni di dollari del Piano Marshall, che promettono di conquistare al blocco americano il favore degli italiani. E il 14 luglio c’è il famoso attentato: colpito con tre proiettili.

A Mosca brontolano, nel partito brontolano, Stalin ce l’ha con lui e con la sua politica di conciliazione. E allora, anche se solo per qualche giorno, Togliatti alza i toni e lo fa da Parma, dove è certo che lo capiranno e lo seguiranno.

Palmiro parla ad alta voce di formazioni paramilitari, molto ben armate, pronte a muoversi per prendere il governo del Paese. Secondo Togliatti, ci sono 30.000 ex partigiani organizzati che attendono solo un’ordine per muoversi. Come non pensare a Peppone, al Brusco e agli altri “rossi” di Guareschi, con un carrarmato nascosto in cascina e i fucili e le bombe a mano in cantina?

Ma poi non succede nulla. Anzi, Togliatti per una volta lo ascoltano più a Washington che a Parma. Qui da noi le minacce non hanno alcun seguito, ma di là dall’oceano, il presidente Truman si chiede se in Italia non ci siano davvero formazioni della Resistenza pronte a tornare in campo. Conclude che non lo si può escludere, che vanno prevenute e allora i milioni del Piano Marshall improvvisamente diventano decine e centinaia e centinaia.

I soldi americani hanno più successo della rivoluzione adombrata dal segretario. Alle successive elezioni, del 1953, persino a Parma, per l’unica volta nel Novecento, la DC si afferma come primo partito e il PCI secondo.

Ma Parma non tradisce Togliatti. L’ampia area dei comunisti resterà intatta per decenni. Nel 1948, nel Comune di Parma il Fronte popolare di PCI e PSI vince con oltre 37.000 (46,1%), numero identico alla somma dei due partiti cinque anni dopo, col PCI a quota 25.422 (31,7%). Nel 1958 il partito comunista torna primo in Parma città (27.509 voti, 30,7%), nel 1963 cresce (38.539, 35,9%) e ancor di più nel 1968 (44.737, 38%). Il PCI è sempre primo nel 1972 (46.689 voti, 37,6%) e nel 1976 raggiunge l’apice dei consensi (55.074, 41,6%). Inizia allora un calo lento ma inesorabile, pur restando sempre la falce & martello il primo partito in città: nel 1979 al 40% (52.947 voti); nel 1983 al 38,9% (50.020); nel 1987 35% (46.931). Dagli anni ’90 il PCI non c’è più, sostituito dal PDS, di nuovo primo partito a Parma, ma con consensi di molto ridimensionati: nel 1992 con 29.910 voti (22,5%), nel 1994 35.844 (27,1%), nel 1996 25.589 (27,2%).

Il secolo è finito e termina anche la fase di Parma la rossa. Alle elezioni del 2001, la maggioranza relativa dei voti va a Forza Italia.

Comizio finale della campagna elettorale del 1948, il 12 aprile, con Palmiro Togliatti in piazza Garibaldi a Parma, Archivio Amoretti, Comune di Parma
Comizio finale della campagna elettorale del 1948, il 12 aprile, con Palmiro Togliatti in piazza Garibaldi a Parma, Archivio Amoretti, Comune di Parma
Comizio finale della campagna elettorale del 1948, il 12 aprile, con Palmiro Togliatti in piazza Garibaldi a Parma, Archivio Amoretti, Comune di Parma
Comizio finale della campagna elettorale del 1948, il 12 aprile, con Palmiro Togliatti in piazza Garibaldi a Parma, Archivio Amoretti, Comune di Parma

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Succede il 7 di settembre:

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