7.6.1988. La storia di Parma secondo Karol Wojtyła
7 giugno 1988 – L’elicottero del papa decolla dal cortile del Palazzo del Parco ducale, salutato da una gran folla di autorità e gente comune. A bordo c’è Giovanni Paolo II, che ha incontrato i parmigiani in una tappa della visita pastorale dell’Emilia.
Un papa è tornato a Parma dopo quasi 200 anni; l’ultimo era stato Pio VII a inizio Ottocento, nel viaggio di ritorno dalla fuga durante i “Cento giorni” di Napoleone.
Karol Wojtyła è arrivato il giorno prima. Si muove in papamobile e si ferma una notte. In 20 ore scarse tiene cinque brevi discorsi: all’ospedale Maggiore; in piazza Garibaldi con le autorità; nell’omelia della messa celebrata all’aperto in piazzale della Pace; nell’incontro col clero in Cattedrale e ancora in Cattedrale al momento di ripartire, quest’ultimo improvvisando.
Nelle parole del papa sono due gli elementi che tornano con insistenza. Il primo è il richiamo alla solidarietà fra chi è ricco e chi è povero, rivolto alla Parma opulente. Il secondo è il riferimento alla storia di Parma, alle radici che possono essere sempre bussola per il presente. E poiché in questo blog proprio di storia si vuole parlare, ci piace ricordare alcuni dei riferimenti che Wojtyła fa al passato della città, che comprensibilmente interessano soprattutto le testimonianze cristiane.
“Parma, città della bellezza e dell’arte”.
“Erede di una ricca storia, che l’ha vista sede di governo e di gestione del potere amministrativo, a motivo della sua posizione naturale la città è stata crocevia di eventi e di idee, terra di passaggio e centro di alta cultura, aperta a rapporti ampi ed a relazioni diversificate. Grazie a ciò essa ha maturato una singolare capacità di recepire stimoli e correnti di pensiero, di prestare attenzione al nuovo che emerge senza dimenticare l’antico, di dimostrarsi ospitale ed accogliente nei confronti di coloro che vi provengono da fuori, e tuttavia fedele alla propria identità su quanto le è esclusivo e caratteristico”.
“I meravigliosi monumenti che la cristianità parmense antica ha fatto sorgere sull’originaria città romana, parlano, come in una catechesi visiva, della fede dei vostri padri. Parlano di Cristo la cattedrale e numerose chiese romaniche; parla il Battistero con le sue sculture e pitture; parla della vostra devozione alla Vergine la più famosa delle chiese da voi dedicata alla Madre di Dio, Santa Maria della Steccata. […] La vostra fede ha, quindi, radici antiche e talvolta segnate da intenso travaglio spirituale. Lo dicono la storia delle tensioni vissute ai tempi dell’arianesimo, le vivaci contese della lotta per le investiture, le alterne vicende che hanno dato origine all’identità sociale, politica e culturale di questa terra. […] La recente storia della vostra Chiesa locale è ricca di testimoni che hanno operato ardentemente per il bene dei poveri, di quelli oppressi da condizioni sociali di indigenza, come da situazioni di miseria morale. Desidero ricordare solo alcuni nomi, come Anna Adorni, e la sua Congregazione delle Ancelle dell’Immacolata per il recupero delle carcerate; Lucrezia Zileri ed Agostino Chieppi, per l’apostolato nella scuola; il vescovo Guido Maria Conforti per le missioni estere; Celestina Bottego, padre Lino Maupas, apostolo della carità nei quartieri popolari; l’opera della signorina Cappelli per l’evangelizzazione del mondo della cultura; ed infine la figura a tutti nota del beato cardinale Andrea Carlo Ferrari, formatosi qui, come sacerdote, e protagonista del grande impegno apostolico e sociale delle diocesi via via affidategli”.
“Che la vita cittadina si mantenga sempre a livelli corrispondenti alle sue alte tradizioni di fede e di civiltà”.