7.5.1736. Il Parco Ducale raso al suolo
7 maggio 1736 – Carlo, primo duca Borbone di Parma, cede il Ducato all’imperatore Carlo VI d’Asburgo. Come è risaputo, prima di lasciare la città ai nuovi padroni, Carlo di Borbone spoglia i palazzi ducali di tutte le opere d’arte e le suppellettili più preziose, per portarle a Napoli, il suo nuovo regno. Meno noto invece è che per questa operazione Parma perdette pure tutti i secolari alberi del Giardino Ducale.
Dall’estate del 1736 e fino al ritorno dei Borbone nel settembre 1745, nel parmense fu tutto un correre di eserciti: tedeschi, francesi, savoiardi… E nei primi mesi del suo ultimo anno a Parma, cioè al principio del 1745, l’emissario dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, succeduta al padre Carlo VI, ordinò di tagliare tutte le piante del Parco e di usarne la legna per scaldare gli accampamenti dei suoi soldati. Non fu risparmiato neppure un albero, neanche quelli dell’isola del laghetto. Una devastazione che sconcertò i parmigiani e che per altro si ripeté uguale in molte località di campagna fuori le mura.
Il Parco Ducale risale agli albori del Ducato di Parma, quando nel 1561 il duca Ottavio Farnese ne aveva ordinato la costruzione su terreni liberati abbattendo appositamente un più antico castello. Vi crescevano querce, pini, platani e aranci e alla fine del Cinquecento il duca vi teneva anche due leoni ed un leopardo.
Il Parco era stato luogo di ritrovo dell’Arcadia e vedendolo devastato, l’abate e poeta Carlo Innocenzio Frugoni scrive un’ode carica di amarezza e nostalgia, ma speranzoso in una ricostruzione:
“Conducetemi al troncato Sacro Bosco, Arcadi miei, dalle muse abbandonato. […] Riparar debbe il gran danno della bellica bipenne. Tronche, veggiol, tutte stanno l’alte piante, ove i Pastori avean l’ombra e verde scanno. […] Tutte infestano le genti guerre atroci e sanguinose. […] Tace il nume; e in un istante sul reciso Bosco piove largo lume folgorante, E da lui, che tutto move, comandate ecco innalzarsi le nascenti arbori nove”.
Il Giardino sarà infatti ricostruito dall’architetto Petitot, su ordine del duca Filippo I dato nel 1749 e per gli arcadi nel 1769 sarà costruita anche la finta rovina di un tempio.