Cultura & Società,  Età contemporanea

7.1.1861. La patriottica scuola per maestre

7 gennaio 1861 – Apre la scuola per le maestre.

Negli ultimi mesi del 1859, il Regno di Sardegna, di cui anche Parma è entrata a far parte, ha stabilito che ogni Comune debba avviare a proprie spese scuole per il popolo. Ma prima di chiamare gli alunni, occorre formare gli insegnanti.

Nell’estate 1860, nel parmense viene approvato un progetto per organizzare la scuola elementare pubblica, divisa fra istituti maschili e femminili. Chi è disposto a investire di più è il Comune di Sorbolo, che aprirà sette scuole, seguito da Parma con cinque, poi Cortile San Martino, San Donato e Marore con quattro scuole ciascuno. In città, a Colorno e a Golese nasceranno anche scuole serali per gli adulti, dove si insegna il sistema metrico decimale.

E dove trovare tutti i maestri e maestre per tante scuole?

La nuova legge prevede che dal 1862 per insegnare servirà una patente, da ottenere attraverso un esame. Si dovrà dimostrare sia di saper insegnare a leggere, scrivere e far di conto, sia di essere fedeli alla nuova Italia unita. Come esser certi che gli insegnanti riescano ad avere questa patente?

La soluzione si deve tutta al provveditore Filippo Linati, illuminato liberale che ha a cuore l’istruzione come nessun altro ai suoi tempi. Scrivendo, brigando, mettendoci del suo e spesso vedendosi chiudere porte in faccia, riesce nel giro di poco ad avviare corsi per formare gli insegnanti, chiedendo ai sindaci di rinviare l’apertura delle scuole per i bambini e usare il denaro già stanziato per borse di studio per i futuri docenti.

Nell’autunno del 1860, Linati organizza conferenze per maestri, con 87 partecipanti (anche se non assidui), tenute da Natale Presbitero, già maestro a Torino, e da un certo maestro Valeggiani.

Poi, al principio del 1861, aprono le scuole normali, cioè le magistrali. Alla maschile, ospitata in casa di Linati (!), la prima lezione ci sarà il 25 gennaio 1861, con solo 13 alunni.

La femminile, assai più partecipata, si inaugura già questo 7 gennaio.

Per avere i locali, presso l’ex convento di San Paolo, Linati è andato più volte a Torino, convincendo il ministero della Guerra a rinunciare agli stessi spazi e sottraendoli anche alla congregazione de La Salle, che già li aveva a disposizione al tempo di Maria Luigia. Visto che mancano banchi e sedie, li procura a sue spese. I posti sono 60 posti, ma all’apertura le partecipanti sono 68 e poi salgono a 79.

Da queste maestre, il nascente Regno d’Italia si aspetta moltissimo: l’Italia è quasi fatta, ci si affida a loro perché siano fatti gli italiani. Il direttore della scuola Giovanni Adorni, nel discorso inaugurale di questo 7 gennaio afferma: le future maestre devono istruire “il popolo alla morale rigenerazione”, diffondendo l’esempio di “fatti gloriosissimi di donne italiane”, perché le loro alunne imparino a dimostrare “gioja vera per patria prosperità” e apprendano che “il dover sacro della donna è d’essere compagna agli uomini anche ne’ pericoli più tremendi delle battaglia”, perché il re Vittorio Emanuele II prevede molte guerre per i suoi sudditi.

Adorni si rivolge a “queste Giovani, le quali dobbiamo guidare non solamente al sapere e alla virtù, si anche a farsi altrui Maestre di virtù e di dottrina”, mettendole in guardia dal credere che la carriera di insegnante “come una via seminata di fiori, e facile e dilettosa a percorrersi”. Piuttosto, da quando saranno maestre, “apparterrete alle fanciulle a voi affidate: per esse le vostre cure, i vostri pensieri; diligenza nello insegnare, avvedimento nello ammonire e lodare. Gravissimo il peso a cui vi sobbarcate; grande la responsabilità verso le fanciulle, verso i loro parenti, verso il Comune e la Società”.

Sul patriottismo maschilista e guerrafondaio del 1860 si possono avere molti dubbi. Che la professione di docente sia impegnativa, invece, è un’osservazione che vale sempre.

Ritratto di Filippo Linati, da A. Calani, Il Parlamento del Regno d'Italia (1861)
Ritratto di Filippo Linati, da A. Calani, Il Parlamento del Regno d’Italia (1861)

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