6.9.1564. Le nozze incestuose di Barbara Sanseverino la trasgressiva
6 settembre 1564 – All’età di 14 anni, Barbara Sanseverino sposa a Colorno Giberto Sanvitale, conte di Sala. La ragazza è arrivata ora da Colorno e per il prossimo mezzo secolo sarà la più mondana, vivace e scandalosa donna del Ducato. Forse d’Italia.
Barbara Sanseverino è colta e trasgressiva, raffinata, amante degli eccessi. Torquato Tasso la definisce “nova Fenice”, “Donna, per cui trionfa Amore e regna”.
Nel 1567 le nasce il figlio Girolamo e nel 1571 la figlia Barbara. Ma la vita di moglie e madre le va stretta. Così nell’ottobre 1572 parte per Roma e scopre la vita mondana. Così avvenente, allegra e disponibile, diventa la protagonista delle feste notturne del principe Alessandro Farnese. Tutta la città si innamora di lei e quando riparte nel maggio 1575, duecento cavalieri la scortano per salutarla. Viaggia di corte in corte, di festa in festa, costruendosi fama di libertina.
A Colorno torna nel 1577. Nel Ducato trova sempre il favore del duca Ottavio, che ne pare invaghito.
Alla lunga il marito Giberto ne ha abbastanza della sua costosa impudicizia e chiede l’annullamento del matrimonio. Il 21 novembre 1584, papa Gregorio XIII incarica il vescovo di Parma Ferrante Farnese di gestire la grana. Giberto e Barbara sono cugini alla lontana e i coniugi sostengono – a 20 anni dalle nozze – che la loro unione non sia valida perché incestuosa. La questione si risove da sé, perché Giberto muore pochi mesi dopo. Barbara è libera di esprimere appieno il suo stile di vita sopra le righe. Colorno diventa sede di feste particolarmente allegre e alcove di nobili uniti da relazioni illecite.
Ma il 18 settembre 1586 muore anche il duca Ottavio e Barbara deve vedersela col nuovo signore, Ranuccio, prima reggente e poi duca, l’unico che pare immune al fascino della signora di Colorno. Anzi, Ranuccio le è proprio ostile, perché Colorno vorrebbe aggiungerlo ai suoi possedimenti.
In cerca di protettori, Barbara conquista e sposa nel 1596 Orazio Simonetta, conte di Torricella, poi il governatore di Milano Pedro Enríquez conte di Fuentes, grande di Spagna, che blocca le azioni legali di Ranuccio, intenzionato ad annullare i molti provvedimenti favorevoli alla Sanseverino presi a suo tempo dal nonno Ottavio.
Quando anche il Fuentes passa a miglior vita, nel 1610, Barbara viene coinvolta in una congiura contro Ranuccio, che la condanna a morte nel 1612. La storia finisce male. Il primo colpo di scure sul collo di Barbara la ferisce solamente ed il boia la finisce con un mannarino da macellaio. Non contento, aizzato da una folla impietosa, solleva la gonna e sculaccia il cadavere decapitato, licenza per la quale passerà 18 giorni in prigione. Addio Barbara.