6.8.1927. La strage del veglione danzante di Monticelli
6 agosto 1927 – Alle 20,45 in punto, una spaventosa esplosione interrompe il veglione danzante in corso presso le terme di Monticelli, che nel 1927 si chiama Monticelli Bagni. Un’onda di fuoco investe le molte persone che ballano e ascoltano l’orchestrina che suona il charleston. Ci sono contadini del paese e turisti venuti per l’inaugurazione della nuova sede per le cure termali.
Da giorni, il pozzo delle acque termali è in fermento. Il livello dell’acqua è salito rapidamente, sempre di più, fino a trasformarsi in geyser, con l’acqua sparata fino al soffitto della sala macchine. Il giorno prima della tragedia, il motore elettrico della pompa è stato spento, vista la sua inutilità. Diverse persone sono venute ad osservare lo strano fenomeno.
Probabilmente, nel sottosuolo, per movimenti naturali, due falde fino allora isolate, si sono unite. Ma non c’è solo acqua, là sotto, ma molto gas. Nelle terme, sanno che dai pozzi esce del metano, ma non ha mai dato problemi. Ora ne sta uscendo tanto, troppo. E quando il meccanico delle terme dà fuoco ad un fiammifero per fumarsi una sigaretta, tutto quel gas si accende ed esplode.
L’effetto è terribile. La lingua di fuoco investe la gente nelle terme. Le cronache del tempo riportano dettagli raccapriccianti. Quattordici persone restano gravemente ustionate. Il medico locale, accorso non appena sentito il boato dell’esplosione, di fronte ad una scena mai vista non può che chiedere aiuto a tutti i proprietari di automobili per trasportare i feriti all’ospedale a Parma.
Nei giorni seguenti, dei tredici, otto muoiono. Il primo a spegnersi è proprio il meccanico che ha acceso il fiammifero, Ferruccio Landi, diciottenne: dopo lo scoppio, è corso lontanissimo dallo stabilimento con gli abiti in fiamme; è stato trovato in condizioni gravissime.
La vittima più giovane è un bambino di cinque anni, Faustino Pagani. Perde la vita anche Achille Borrini, figlio del proprietario delle terme, Italo, importante industriale.
Le Terme vorrebbero riaprire immediatamente, ma le autorità impongono il lutto. A Monticelli molte famiglie sono realmente nello strazio. Viene proclamato il lutto provinciale. In paese nei giorni successivi si vedono bandiere a mezz’asta su tutti gli edifici pubblici. Alla fine, le Terme riapriranno il 21 agosto. Italo Borrini paga esequie e tumulazione delle vittime.
Nell’immediato, la colpa del disastro è addossata in pieno al meccanico diciottenne, anche se lui aveva avvertito i suoi superiori degli strani fenomeni dell’acqua e dell’evidente presenza del gas. Successive indagini svolte dalla procura di Reggio Emilia porteranno all’incriminazione di Italo Borrini e dell’ingegner Giuseppe Azzali, che ha progettato i pozzi di Monticelli. Il processo celebrato nel settembre 1928 li assolve pienamente: il fenomeno è stato improvviso e imprevedibile. La tragedia resta senza responsabili.