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6.6.1981. Oggi finisce il mondo! Parola di Nostradamus

6 giugno 1981 – “Stamane alle sei sarebbe dovuto accadere il finimondo”. Così dice un articolo di giornale che commenta l’esodo di molti parmigiani in fuga, se non dalla paura, almeno dal non si sa mai: “Code di automobili e roulottes verso la campagna dove gli alberghi già registrano il tutto esaurito”. Prati e campi da calcio sono trasformati in campeggi. In diversi, prima di mettersi in moto, hanno prelevato forti somme di denaro in banca.

Da cosa si scappa in questo 6 giugno 1981? Da una profezia di Nostradamus, parole confuse interpretate come il giorno del giudizio per Parma, minacciata di un devastante terremoto “alla sesta ora del sesto giorno del sesto mese” (6-6-6, il biblico numero della bestia), con epicentro sotto la città o sotto Sant’Ilario d’Enza.

Il pronostico non è stato davvero scritto da Nostradamus: è un apocrifo messo in giro da chissà quale burlone. Eppure, associato al nome del celebre Merlino di Francia, fa effetto lo stesso. Il vaticinio in questione non parla esplicitamente di Parma, ma solo di “città con la croce”. Parma, che da mille anni ha nel simbolo una croce, si è riconosciuta protagonista nel disastro annunciato.

Invece non succede nulla. L’ora fatale passa con sbeffeggiante insignificanza e la giornata trascorre tranquilla. La grande fuga diventa una bella gita. Gli adulti tirano un sospiro di sollievo, i bambini son contenti per questi giorno di vacanza in anticipo.

Eppure, gli ammiratori di Nostradamus, sono convinti che questo carismatico personaggio del Cinquecento qualche evento di Parma lo abbia predetto davvero. Farmacista speziale, fallito il tentativo di trovare una medicina per la peste, diviene noto ai suoi tempi come veggente e astrologo, cercato anche dai potenti.

Pare che Nostradamus da Parma ci sia passato nel 1540 nel corso di un viaggio fino in Puglia lungo l’itinerario della via Francigena. E difatti la città è citata più volte nel libro delle Centurie pubblicato da Nostradamus nel 1556, la raccolta delle sue predizioni. Le profezie sono sempre espresse in modo oscuro, ma gli esegeti hanno voluto legarle a precisi eventi storici. È significativo che queste associazioni siano sempre posteriori ai fatti…

Ad esempio, nelle Centurie è stato letto che Napoleone sarebbe stato abbandonato da sua moglie Maria Luigia e che questa sarebbe poi stata favorita dai nemici del marito, che le danno il Ducato di Parma. Per gli interpreti del veggente, però, Maria Luigia avrebbe fatto una brutta fine: avvelenata con una limonata calda appositamente adulterata per ordine del suo successore designato, Carlo II, o forse dal suo ciambellano che non approva le relazioni sentimentali della granduchessa.

Nelle Centurie è stata letta anche la rinuncia a Parma da parte dei Borbone per avere il Regno di Etruria a inizio Ottocento. E la rivolta che Ciro Menotti cercò di far scoppiare anche a Parma nel 1831, per favorirne l’annessione al Ducato di Modena.

Ecco dunque le quartine delle Centurie in cui si incontra Parma:

“La città grande gli esiliati difenderanno, / I cittadini morti, uccisi e schiacciati: / Quelli d’Aquileia a Parma prometteranno, / Mostrare l’entrata per i luoghi non custoditi” (centuria IV, quartina 69).

La grande armata della guerra civile, / Per di notte Parma e la straniera trovate, / Settantanove ammazzati dentro il villaggio, / Gli stranieri passati tutti dalle spade” (IV.78).

Avanti che a Roma grande abbia reso l’anima / Spavento grande all’armata straniera / Per squadroni l’imboscata presso di Parma, / Poi i due rossi assieme faranno pranzo”. (V.22)

La santità troppo finta e seducente, / Accompagnata d’una lingua discreta: / La città vecchia, e Parma troppo affrettata, / Firenze e Siena, renderanno più deserte”. (VI.48)

Vino sulla tavola sarà sparso, / Il terzo, non avrà quello che lui pretenderà: / Due volte dal nero di Parma discenduto, / Perugia a Pisa farà quello che lui crederà” (VII.5).

Poiché i testi originali sono in un francese mescolato a varie lingue vive e morte e con abbreviazioni, c’è chi legge Parma anche in due ulteriori citazioni, che potrebbero però essere diversamente tradotte:

Il francese, l’ausone ben poco sottometterà: / Po, Marna e Senna a Parma corroderanno / Che il grande muro contro esse erigerà, / Dal piccolo il grande al muro la vita perderà” (II.63).

Parma Carrara Farnese da grande discordia alla rovina, / Né l’un né l’altro l’elezione otterrà, / Farnese amore e concordia dal popolo avrà, / Ferrara, Colonna protezione grande” (VIII.67).

Se qualcuno ci capisce qualcosa, fatecelo sapere. Sarebbero graditi i numeri della prossima estrazione del lotto.

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