6.4.1717. Condannato a morte per corruzione
6 aprile 1717 – Il Tribunale di Parma condanna a morte Giambattista Bardini, funzionario pubblico corrotto.
Questo signore, probabilmente originario di Mantova, da dieci anni lavora per la corte di Parma. È stato assunto come archivista, per inventariare la documentazione conservata dal Comune cittadino. Ma poi si è trovato anche a gestire immobili, e qui ha scorto la possibilità di arricchirsi.
Con la carica di commissario generale degli alloggi, Bardini è l’uomo che decide quali edifici utilizzare per sistemare le truppe che in vari momenti vengono ospitate in città e nelle campagne. Per questi militari, si requisiscono case e campi, i cui proprietari vengono poi rimborsati.
Ma come gestisce assegnazioni e rimborsi, il nostro signor commissario? Attraverso tangenti e ruberie, portate avanti per diversi anni. Che vengono scoperte sono nel 1716.
Bardini viene condannato non tanto per i danni e fatti ai proprietari degli alloggi, ma alla cassa militare del Ducato di Parma. I maneggi di Bardini hanno infatti costretto ad esborsi ben superiori a quanto sarebbe stato necessario. Insomma, una condanna a morte per concussione.
Quanto ha rubato, Giambattista Bardini? Impossibile dirlo, perché prima di venire arrestato, ha fatto in tempo a dar fuoco alle sue carte, anche se in realtà non tutte sono andate distrutte: anni avanti verrà ritrovato un faldone di ricevute molto bruciacchiato, con i numeri ingrossati per le tangenti al commissario.
Una cosa così, sotto il regno di Francesco Farnese, attentissimo ai soldi, non può essere perdonata.
Viene dunque decapitato, Bardini? No: riesce a fuggire, lasciare il Ducato e di lui non si saprà mai più nulla.