Cultura & Società,  Età contemporanea

6.3.2013. I giusti di Parma

6 marzo (2013) – Il 6 marzo, dal 2013, nell’Unione europea si commemora la Giornata dei Giusti. Per “giusto” si intende chiunque si sia impegnato nel salvare vite in contesto di genocidio. Un termine nato in Israele nel 1962 – ripreso dalle Scritture ebraiche – in particolare per coloro che aiutarono ebrei perseguitati nell’Europa nazifascista.

Fino ad oggi, sono 23 i parmensi riconosciuti Giusti di Israele: Ernestina e Fosco Annoni, Giacomo Avenia, Corinna e Giuseppe Azzali, Ostilio Barbieri, Giovanna e Giovanni Belmessieri, Jole Bosi, Federico e Maria Cordani, Attilio Cornini, Guido Croci, don Ubaldo Magistrali, don Ernesto Ollari, Pietro Galvani, Giuseppe Gandolfi, Albina Giliotti, Celestina Giovannelli, Milena Melli, Luisa Minardi, Amelia Prevoli e Pellegrino Riccardi.

Ciascuno di loro è protagonista di una storia di eroismo e generosità, spesso avventurosa. Come esempio, ricordiamo quella dei primi parmensi a ricevere il titolo, i fratelli Annoni, proclamati Giusti il 18 marzo 1993.

Esattamente 50 anni prima, nel 1943, Fosco Annoni è soldato a Leopoli, città polacca, ucraina dal 1920, occupata dai tedeschi nel 1941. A Leopoli vivono decine di migliaia di ebrei, che i nazisti sterminano in più ondate. Ma fra i soldati italiani, c’è chi cerca di aiutarli, qualcuno in cambio di soldi, altri solo per solidarietà, come Fosco.

Klara Silverman è una ragazza di 18 anni che lavora coattivamente nella caserma degli italiani come cuoca. È già stata arrestata, ma poiché ancora utile ai soldati, non è stata né uccisa né deportata, come invece succede uno alla volta a tutti i suoi familiari; resta solo un fratellino.

Il 25 maggio 1943, l’SS Fritz Katzmann torna a Leopoli con l’ordine di liquidare gli ebrei ancora in vita. Nella caserma italiana, Fosco e due suoi compagni decidono di nascondere Klara. La fanno salire in una soffitta, poi la spostano in magazzino e cinque giorni dopo, quando parte un treno per riportare in Italia parte del contingente, la fanno salire coperta sotto un cappotto militare e le trovano un rifugio dietro alcune casse di munizioni.

Fosco dà a Klara il proprio indirizzo di casa, invitandola a rifugiarsi a Parma.

Il viaggio non è facile. Alla frontiera italiana viene fermata perché sospetta spia. Fosco assiste all’arresto, ma non può far nulla. Arriva a casa e racconta tutto alla sorella Tina. È lei a risolvere la situazione. Parte a sua volta, gira più città e alla fine ritrova Klara, portandola finalmente a Parma.

Ma anche in Italia ci sono leggi razziali e da settembre gli ebrei saranno arrestati pure qui. Tina coinvolge il suo parroco, don Francesco, che in pochi giorni le costruisce un’identità fittizia, col nome di Clara Morselli, e le trova un nascondiglio in un convento a Traversetolo, probabilmente la scuola delle Figlie della Croce dove più avanti arriveranno anche molti sfollati dei bombardamenti sulla città.

Accolta dalla superiora suor Maria Gertrude, Klara/Clara può restare qui fino al termine della guerra. In un libro di memorie scritto molti anni dopo, solo da anziana, la sopravvissuta Silverman di quel giorno ricorda il gran suonare di campane a festa.

A Traversetolo, Klara viene battezzata. Ma nel cuore resta fedele alla religione ebraica. Nel dopoguerra, di nuovo con l’aiuto degli Annoni, si sposta a Modena per incontrare un rabbino e da qui in Israele, dove ritrova il fratello minore. Si sposa e ha due figli.

Gli italiani hanno fatto molto per aiutarmi. Devo loro così tanto. Devo loro la vita”. A Parma “vivevano in condizioni di grave indigenza, eppure Fosco e la sorella Tina non esitarono a soccorrermi”.

Lo hanno fatto perché era giusto. Ed erano giusti loro.

Ernestina e Fosco Annoni (giustiemiliaromagna.it)
Ernestina e Fosco Annoni (giustiemiliaromagna.it)

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