
6.2.1962. Zuffa nel convento: vogliono rapire la novizia!
6 febbraio 1962 – Cosa sta succedendo nella casa delle saveriane in via Omero? Le suore si picchiano in cortile! Stanno difendendo una di loro, che come in romanzo d’appendice sta per essere rapita dai suoi stessi familiari, contrari ai voti.
Una ragazza venuta da Salerno sta svolgendo il suo anno da novizia prima di diventare Figlia di Maria e partire per l’Africa o il Brasile. A casa, però, non vogliono saperne della vocazione di questa giovane di 22 anni, di bell’aspetto. Non sono riusciti a trattenerla giù in Campania, così è partita la spedizione verso Parma con l’obiettivo di riportarla indietro, con la forza.
Sul tentato rapimento e sulla rissa nel cortile di Casa Bottego, le suore hanno cercato di mantenere il riserbo, ma quando viene emessa una formale diffida contro i mancati sequestratori perché non mettano più piede a Parma, la notizia prende piede e in questo 6 febbraio in città non si parla d’altro.
La novizia si chiama Liliana N., già studentessa di Legge a Napoli. È qui che ha conosciuto alcune suore, anche loro studentesse, a Medicina, decise a mettere ad utilizzare quel che apprendono in una missione all’estero. Sono suore di Celestina Bottego, che ha fatto della sua villa a Parma la Casa madre di un nuovo ordine.
Liliana rientra a casa raccontando di essere rimasta affascinata da quelle donne e che vuole unirsi alle saveriane. Orrore! Figlia mia, tu diverrai avvocato, giudice, sposa e madre, togliti dalla testa le suore! Le dicono. Lei un po’ insiste e un po’ abbozza, ma in cuor suo ha già deciso. La famiglia mangia la foglia e la sorveglia, la controlla, non la fa uscire all’aperto per un mese. E allora Liliana scappa: quando la accompagnano a Napoli per rinnovare l’iscrizione all’Università, come in una scena di un film, approfitta della calca per sfuggire ai suoi custodi e si divincola fra la folla. Poi viene a Parma, bussa a Casa Bottego e viene accolta come novizia.
Da Salerno provano a convincerla a rinunciare, con lettere dai toni sempre più minacciosi. Finché una sera un’auto con cinque persone a bordo non si ferma in via Omero. Ne scendono il padre, il fratello, il cognato e altri due uomini. Anche loro bussano a Casa Bottego e vogliono parlare con Liliana. Lei acconsente, la superiora acconsente, e restano a parlare per un’ora in una saletta con l’uscio accostato. Poi la porta si spalanca: i cinque trascinano fuori Liliana a forza, lei grida e le sorelle accorrono.
Ed ecco la baruffa nel cortile del convento, con le suore che strappano Liliana dalle mani dei suoi parenti e che spingendo e colpendo riescono ad allontanarli fino al cancello. Intanto qualcuno telefona alla Questura e spetta ai poliziotti dividere le parti; di certo a nessuno di loro era mai capitato nulla del genere.
Liliana resta a Parma.

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Succede il 6 di febbraio:

