6.11.1902. Omicidio sulla Parma. Un giallo irrisolto
6 novembre 1902 – Sono passate da poco le nove del mattino e una bara su un carro nero procede lenta verso la chiesa di Santa Maria di borgo Taschieri e da là al cimitero della Villetta. Poche le persone che seguono il feretro, ma moltissimi gli occhi che scrutano il passaggio del morto, il fu dottor Luigi Cardinali, ucciso con violenza da un misterioso assassino.
Il corpo senza vita di Luigi detto Gino è stato ritrovato all’alba del 3 novembre, nel greto della Parma, con la gola tagliata, il volto graffiato e ferite ovunque. Gli investigatori scoprono subito che l’omicidio non è avvenuto lì accanto al torrente, ma il corpo vi è stato trascinato. Oltre, le indagini non riescono ad andare.
Per giorni e giorni in città non si parla d’altro. Si fa ogni tipo di ipotesi. Una rapina, ma dalle tasche dell’elegante abito del morto nessuno ha levato l’orologio o i soldi. Una vendetta, forse di un fittavolo cui il dottore ha chiesto troppo. Un delitto passionale, e allora tutti a favoleggiare su gusti particolari della vittima. Un sacchetto di caramelle trovate non lontano alimentano le fantasie.
Non si trova neppure l’arma del delitto, che per il medico legale deve essere una piccola roncola. Qualcuno dice di aver intravisto qualcosa sul fondone del fiume accanto al luogo del ritrovamento del cadavere, alle spalle del futuro stabilimento Luigi Bormioli. Allora si fa venire un palombaro da La Spezia, che non trova nulla. A metà novembre quel tratto della Parma viene perfino prosciugato, ma inutilmente.
Vengono arrestate due persone, un commerciante di uova e formaggio e un lampionaio – l’addetto all’accensione delle lanterne a gas –, ma sono subito rilasciati perché dimostrano inequivocabilmente di stare fuori Parma la notte del delitto.
Il funerale è finito. Le chiacchiere col tempo tacciono. Le indagini si interrompono. Il delitto Cardinali resta irrisolto.