6.11.1834. Faraday premia il genio di Melloni
6 novembre 1834 – Il famoso scienziato Michael Faraday propone che la Medaglia Rumford, al tempo considerata tanto quanto il Premio Nobel, vada al parmigiano Macedonio Melloni. L’8 gennaio seguente, il consiglio della Royal Society di Londra accoglie la proposta.
Melloni è riuscito a dimostrare che il calore radiante si comporta esattamente come la luce, un’idea che sconvolge le concezioni in campo di irraggiamento allora in voga.
Da molti anni il fisico parmigiano studia il magnetismo e l’elettricità, campi che promettono grandi progressi. La svolta arriva nel 1830, con la messa a punto di un nuovo strumento di misura, il termo-moltiplicatore, inventato assieme all’amico Leopoldo Nobili in due anni di tentativi. Questa sorta di pila rileva differenze di calore sfruttando l’effetto Seebeck, cioè misura la debole corrente elettrica che si produce quando le parti di un circuito non sono tutte alla stessa temperatura. Il termo-moltiplicatore è descritto per la prima volta in un articolo di Nobili del 24 aprile 1830.
Ora Melloni ha tutto quello che serve per verificare le sue ipotesi sul calore radiante.
I primi esperimenti, il fisico li conduce a Parma, dove è docente dell’Università. Ma il 15 novembre 1830, nel corso di una lezione, elogia i moti di Parigi del ’30: è subito radiato dall’insegnamento. Per proseguire le ricerche, deve spostarsi prima a Parigi, poi a Ginevra e ancora a Parigi.
Durante questi spostamenti, avvia corrispondenze con alcuni colleghi, compreso Faraday, che è così colpito dai risultati di Melloni da chiedergli un termo-moltiplicatore per verificare gli esperimenti. Tutto funziona. Faraday è il primo a riconoscere il valore del lavoro del fisico parmigiano, ma grazie alla Medaglia Rumford, la fama di Melloni in breve si allarga a tutta Europa.
Dopo Faraday, in aiuto di Melloni si muove il grande Alexander von Humboldt, che attraverso il principe di Metternich ottiene per lo scienziato una cattedra a Napoli. Là, Melloni proseguirà i suoi studi, fino alla morte, il 12 agosto 1854, quando a Napoli imperversa il colera.