Medioevo,  Politica

5.9.1044. Il gioco della politica del cancelliere Ugo

5 settembre 1044 – Muore l’anziano vescovo di Parma Ugo, della sua generazione uno degli uomini di maggior potere in Italia.

Nel 1024, Corrado II il Salico succede all’imperatore Enrico II e immediatamente nomina Ugo cancelliere in Italia. I cancellieri sono secondi solo all’imperatore, nel nome del quale governano una parte dell’impero, potendo utilizzare il suo sigillo. L’arcicancelliere per l’Italia è per diritto il vescovo di Magonza, ma questo non passa mai le Alpi, così a gestire davvero le questioni della corona è Ugo.

Nato a Parma attorno al 996, ha già servito Enrico II e resterà fedele sempre a Corrado. Come ricompensa, avrà il totale controllo sulla sua città.

Parma, ancora per tutti i primi cento anni del secondo millennio, è convintamente imperiale. Ugo ne diventa vescovo a fine maggio 1027.

I vescovi comandano in città già da 150 anni, ma con Ugo il controllo va oltre. Ugo riesce infatti ad estendere il suo dominio anche alle campagne. Il 31 dicembre 1029, infatti, l’imperatore Corrado II stabilisce che alla morte dell’ultimo conte comitale – l’anziano Bernardo, che non ha figli maschi –, il contado verrà aggiunto al territorio di competenza del vescovo. Ugo comanda dal Po all’Appennino, per una larghezza maggiore di quella dell’attuale provincia. È il culmine del potere episcopale a Parma.

Per celebrarlo, Ugo fa costruire un nuovo palazzo fuori dalle mura, l’attuale Vescovado. Non è solo ostentazione, ma anche un modo per mettersi al sicuro dai nascenti poteri comunali, ostili. Inoltre, arricchisce il monastero benedettino di San Paolo, fondato a inizio secolo, donandogli vaste terre.

Intanto, segue Corrado in ogni sua avventura in Italia, in pace e in guerra. Mentre altre città già cercano di ribellarsi all’impero per creare un regno autonomo, la Parma del vescovo Ugo resta il suo baluardo in pianura Padana.

Quella di Ugo è tutto un racconto di potere. Corrado II passa alla storia per le concessioni fatte ai vassalli, ai quali nel 1037 concede il diritto di lasciare le terre amministrate in eredità ai discendenti: una mossa che indebolisce i grandi feudatari (quelli che possono ribellarsi a chi porta la corona), che questo diritto lo hanno già dal IX secolo. La scelta di Corrado di aumentare il potere dei vescovi – come capita a Parma dove rinuncia a nominare un nuovo conte – va nella stessa direzione: i conti passano i feudi ai figli, i vescovi di figli non possono averne, così alla loro morte l’imperatore può sostituirli con chi vuole. Chi ne guadagna è il potere imperiale.

Ugo vescovo di Parma
Litografia di Giuseppe Bacchini (Parma, 1825-1870), raccolta Angelo Davoli, collezionidigitali.comune.re.it
Ugo vescovo di Parma
Litografia di Giuseppe Bacchini (Parma, 1825-1870), raccolta Angelo Davoli, collezionidigitali.comune.re.it

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