4.12.1812. Lo scempio del Correggio
4 dicembre 1812 – Trasporto eccezionale per le vie di Parma. Su un carro appositamente adattato, dal bastione di San Michele, più lentamente che a passo d’uomo, viene portato fino al palazzo della Pilotta un muro segato dall’oratorio di Santa Maria della Scala. È l’affresco della Madonna della Scala di Correggio, salvato appena prima della demolizione della chiesa, che ostacola l’apertura di una nuova porta nelle mura.
Pochi mesi prima, il prefetto francese Henri Dupont-Delporte ha ordinato di eliminare questo tempio, eretto nel 1572. L’affresco di Correggio è l’unica opera che rimane di tutto il suo apparato decorativo.
Santa Maria della Scala è nata proprio per ospitare quella Madonna, che era stata all’aperto per mezzo secolo: in origine decorava un’altra porta delle mura, ma quando queste sono state ampliate, nel 1555, era stato staccato una prima volta; la chiesa è diventata il suo ricovero.
Così racconta il Vasari, che la vede quando ancora sta nella sede originale:
Correggio “dipinse ancora sopra una porta di questa città una Nostra Donna che ha il figliolo in braccio; ch’è stupenda cosa a vedere il vago colorito in fresco di quest’opera, dove ne ha riportato da’ forestieri viandanti, che non hanno visto altro di suo, lode e onore infinito”.
Una volta arrivato all’Accademia di belle arti, l’affresco viene staccato dal muro e incollato su tela. Nell’operazione si perdono diverse parti di colore, rifatte lì per lì da qualche professore. Oggi, la Madonna della Scala, esposta in Galleria Nazionale, si presenta con le sole parti originali, così Maria non ha più né fronte né piedi.
Correggio è un nome già a inizio ’800; è per questo che la sua Madonna viene salvata. Invece, gli altri dipinti della chiesa demolita sono abbandonati. I picconi francesi distruggono il Cristo morto con Maria Maddalena di Gian Battista Tinti e l’Annunciazione del Malosso.