4.1.1422. Un canale per ridar forza all’economia di Parma
4 gennaio 1422 – Viene allagato per la prima volta il Naviglio Taro, canale artificiale che porta in città e ai suoi mulini l’acqua dell’unico fiume che scorre interamente nel parmense (gli altri sono torrenti).
I lavori di sterro per il corso d’acqua artificiale sono iniziati l’8 settembre dell’anno prima. Gli operai sono stati davvero veloci, se si considera che hanno fatto tutto di pala, piccone e sudore.
Il Naviglio attinge l’acqua ad Oppiano – fra Fornovo e Collecchio – e giunge a Parma bagnando Vicofertile e Valera. In città si interra, per scorrere sotto a porta San Francesco (barriera Bixio), attraversare il Giardino Reale (Parco Ducale) e buttarsi infine nel canale Galasso. L’acqua del laghetto del Parco Ducale, in origine una peschiera, viene proprio dal Naviglio Taro.
I Visconti, che dominano su Parma da circa 80 anni, dal 1346, hanno ordinato lo scavo di questo canale per favorire il commercio. Al tempo di Gian Galeazzo Visconti, la cura del territorio è stata molto trascurata, la gran parte dei canali si è ostruita, tanto che nel 1402, all’arrivo dei primi caldi, lo scioglimento delle navi aveva causato allagamenti un po’ ovunque, con non pochi danni ai mulini. È anche per rimediare a quel disastro che il nuovo duca Filippo Maria ha deciso la costruzione del nuovo naviglio. Prima è stato riportato in efficienza il più antico Naviglio di Colorno, opera costata ben otto anni di lavoro. Terminati questi, sono potuti partire i cantieri del Naviglio Taro. Era previsto un nuovo Naviglio anche verso Frassinara e Coenzo, ma ordini da Milano ne impediranno la realizzazione.
In epoca moderna, le merci viaggiano per lo più su acqua, su chiatte trainate da buoi che camminano sugli argini. Dove non c’è acqua e non ci sono argini, bisogna costruirli.
In realtà, però, fin da subito il Naviglio Taro risulta più utile nel far girare le ruote dei mulini, che si susseguono numerosi sulla riva destra. Uno dei mulini spinti dalla corrente del Naviglio Taro è quello della Corte di Giarola, bel complesso agricolo oggi sede di attività culturali. Ma anche diverse attività urbane sfruttano l’energia cinetica dell’acqua del Naviglio Taro, nel Quattrocento come nei successivi 500 anni. Fra queste vi sarà anche il filatoio della seta e la Real fabbrica della maiolica fondata nel 1753, diventata nel 1854 la vetreria Bormioli.