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31.8.1847. Gioacchino, Louise e Jean equilibristi dell’aria

31 agosto 1847 – Il signor Gioacchino Seifard di Venezia gonfia la sua mongolfiera e si esibisce nel primo volo umano su Parma. Lo spettacolo si tiene al Foro boario, dove “l’ascensionista aerostatico” è arrivato assieme ad un circo equestre. Sollevatosi dal suolo, compie cerchi in aria per mezzora, poi lascia cadere l’ancora e scompare oltre le nubi. Ridiscende un poco e lascia che il vento lo porti fino a Coloreto. Di qui ritorna sui tetti del centro e ancora fluttua per un’altra ora e mezzo fino a Praticello.

Di mongolfiere se ne erano sollevate fin dal 1783, ma senza passeggeri. Poi è arrivato questo acrobata celeste.

Il volo era previsto per due giorni prima, ma allora non era riuscito a riempire il pallone, con grande disappunto dei presenti paganti. Questa volta il pubblico è strabiliato dallo spettacolo.

In realtà, già l’anno prima aveva chiesto un permesso per esibirsi a Parma un altro equilibrista dell’aerostato, il francese Jean Eugène Poitevin, ma per qualche motivo la manifestazione non si è tenuta. Eugène tornerà anni più tardi con la moglie Louise e offrirà uno spettacolo ancor più straordinario. Louise Poitevin è infatti la pioniera del paracadutismo e proprio a Parma stabilisce il suo record più degno di memoria.

I coniugi Poitevin hanno messo in piedi un numero assai originale, presentato per la prima volta a Parigi al Campo di Marte il 7 giugno 1850, la “ascensione equestre”. In pratica, salgono in cielo in groppa ad animali imbragati sotto a palloni aerostatici, di solito cavalli, ma anche un asino e un toro e nei manifesti scrivono pure un elefante, uno struzzo ed un cammello.

Dopo Parigi, la copia si esibisce a Londra, dove però nel 1852 subisce un procedimento panale intentato dall’Associazione per la protezione animali. I due aeronauti decidono allora di iniziare una tournée in Italia. Oltre all’asino o al cavallo portati in cielo, ora lo spettacolo comprende anche i lanci di Madame Poitevin col paracadute

L’impresa maggiore, quella di Parma, Louise la realizza nel 1853, all’età di 34 anni, quando scende dall’altezza di 1.800 metri, per planare sulla città. È un record che promette grandi innovazioni tecnologiche: non è tanto l’altezza a contare, ma la velocità con cui è scesa, molto bassa. La signora dell’aria impiega 43 minuti per toccare terra, a 0,7 metri al secondo. Il problema dei primi paracadute è l’eccessiva velocità: riuscissero tutti a rallentare così, sarebbero finalmente un sistema sicuro.

Il pallone con cui i Poitevin si innalzano sulle teste dei parmigiani si chiama “Zodiaco”, la navicella “Aquila audace” ed il paracadute “La Meteora”. Questo è attaccato ad una cesta, al cui interno sta madame. Arrivati in alto, la mongolfiera viene lasciata scendere molto rapidamente per pochi istanti, così che il paracadute si possa aprire, appena prima che la cesta sia sganciata.

Ed ecco l’ombrello rosso di 14 metri di diametro e un foro al centro, che scende ondeggiando. Pare più una piuma, che una meteora. Questo paracadute è stato poi conservato dal Museo dell’Aeronautica di Chalais-Meudon, oggi trasferito a Parigi.

Di solito Eugène sale molto più in alto – ai giornalisti dice sempre 4.000 metri –, ma in questa occasione qualcosa non deve aver funzionato. E così ecco sua moglie sganciata a metà della quota convenuta. Il paracadute fa comunque il suo dovere e finalmente Louise rimette i piedi suo suolo.

Lì per lì nessuno fa granché caso a quello che è successo realmente. I parmigiani non hanno mai visto nessuno attaccato al paracadute e sarebbero meravigliati anche davanti a un lancio normale.

Che si è trattato di un salto record, se ne accorgerà diversi anni dopo il figlio di Marie e Eugène, informando la rivista specializzata L’Aéronaute ed aprendo ad ampie considerazioni sulle possibilità di miglioramento dei paracadute.

Messier Poitevin morirà nel 1858, precipitando in mare col paracadute vicino a Malaga e non riuscendo a tornare a riva. Qualcuno sostenne che il pallone da cui si era buttato arrivasse spinto dai venti fino a Saint Louis. Gli sono attribuite 574 ascensioni e 32 discese in paracadute e Giulio Verne lo cita nel racconto Un dramma nell’aria.

Louise proseguì con gli spettacoli ancora per molti anni, tornando pure in Emilia, alla fine degli anni ’60. Muore nel 1908 dopo 581 voli, sette più del marito, l’ultimo all’età di 62 anni.

Louise Poitevin sul suo paracadute in un'illustrazione d'epoca
Louise Poitevin sul suo paracadute in un’illustrazione d’epoca

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