31.8.1811. La spoliazione dell’antico San Nicolò
31 agosto 1811 – Ridotta ad uso profano l’antica chiesa di San Nicolò, costruita almeno nel XII secolo. Pare che le case che le stanno intorno fossero state erette dal vescovo Obizzo Sanvitale nella seconda metà del Duecento per dare da abitare ai poveri della città, con i soldi ottenuti dalla vendita dell’importante area agricola di Mazzabue, vicino a Sorbolo.
Ricostruita sempre un poco più grande nel Cinquecento e nel Settecento, la chiesa di San Nicolò rimane comunque piccola, così a fine Settecento perde il titolo di parrocchia. Non riconoscendo a questo luogo alcuna funzione utile, le autorità francesi che governano Parma in questo primo Ottocento, la requisiscono e la mettono in vendita, al pari di molti altri edifici religiosi.
In realtà qualcuno che utilizza ancora l’oratorio c’è, è la Congregazione dei ciechi, dedicata a Maria Vergine, ma ai non vedenti di Parma viene detto di arrangiarsi in qualche spazio del duomo.
Dalla chiesa vengono portati via tutti gli arredi sacri ed i quadri che la abbelliscono, di Giovanni Venanzi (Santa Barbara, tela del 1667 per l’altare maggiore), dell’infaticabile Paolo Ferrari e forse dell’assai più pregiato Spagnoletto (una Madonna col Bambino e San Tommaso), dispersi fra varie chiese del parmense. L’ancona dell’altare maggiore va forse alla parrocchia di San Prospero a Marore.
La campana di San Nicolò viene invece fusa ed il suo metallo contribuisce a creare una nuova campana per la cattedrale.
Prima di essere messo all’asta, l’oratorio viene aperto per qualche giorno a tutte quelle famiglie e congregazioni che qui hanno i sepolcri di loro cari, con la possibilità di staccare le relative lapidi da muri e pavimento e portarsele via.
Nonostante questo completo spoglio, l’edificio – poi utilizzato nel tempo in vari modi – non perde mai la sua forma di tipica chiesetta, col tetto a capanna e la facciata col rosone e i tre ingressi, come si vedono in molte chiese. Verso la fine del secolo entra a far parte del complesso della scuola La Salle, il che lo aiuta a preservare la sua forma, ancora molto ben riconoscibile: si affaccia su piazzale Rossolini, che poi è l’antico sagrato.
E rimane anche il nome del tempio, nella toponomastica: piazzale Rossolini sta a metà di strada San Nicolò.