31.7.1750. San Rocco, chiesa modello dei gesuiti e di Trento
31 luglio 1750 – Apre al culto la nuova chiesa di San Rocco, tempio dei gesuiti, completata dopo 13 anni di lavoro.
Una San Rocco, a Parma c’era già dal 1528, eretta per ringraziare il santo della protezione offerta nel corso di una delle tante epidemie dell’epoca. Quell’edificio era stato poi affidato ai gesuiti, che vi costruiscono accanto uno dei palazzi più grandi della città, un collegio universitario destinato a formare l’élite del giovane ordine di sant’Ignazio.
La fondazione del collegio comporta l’apertura di un cantiere che continua a lavorare quasi senza interruzione per un secolo e mezzo. Un’opera che comprende anche il rifacimento completo della chiesa.
Insediati a Parma, i gesuiti già nel 1572 modificano in modo significativo San Rocco, realizzando un tempio di forma ellittica, unico caso al mondo di edilizia gesuitica a pianta centrale. Ma il risultato non è soddisfacente, almeno non lo è per la nuova generazione di esperti di architettura sacra che si andava formando proprio nelle aule del collegio parmigiano.
Nella seconda metà del Seicento, a Parma studiano padri quali Stefano Maria Brameri, Giovan Federico Cusani, Giovanni Battista Scaratti e Giovanni Battista Solari, che si dedicheranno anche alla progettazione di edifici di culto per la Compagnia di Gesù. Sono Solari e Scaratti a stendere i primi disegni per ricostruire San Rocco. Nella chiesa esistente, il problema non è di ordine estetico, ma pratico: i gesuiti teorizzano chiese massimamente funzionali e rispondenti al Concilio di Trento. Devono essere più semplici di quelle rinascimentali, devono esprimere il legame con il papa, devono permettere una corretta celebrazione di tutti i sette sacramenti e devono liberarsi di ogni elemento che divida il popolo di Dio dai loro pastori.
A volte, la chiesa di San Rocco aperta il 31 luglio 1750 viene attribuita al parmigiano Edelberto dalla Nave. Lui stende i disegni definitivi e dirige il cantiere, ma lavorando su piani fatti da altri. È Solari, che elaborando quei princìpi appena elencati, avanza le prime proposte e stabilisce criteri per riedificare il tempio. Morto nel 1731, non fa in tempo a vedere l’avvio dell’impresa.
Per completare l’edificio, manca solo il campanile, che sarà aggiunto nel 1754.