Economia,  Epoca Moderna

31.5.1769. Gli affari degli stracci. Multe a chi se li tiene in casa

31 maggio 1769 – Il governo ducale di Parma mette le mani sugli stracci. Da questo giorno la legge punisce chi vende stracci, chi porta stracci fuori i confini o anche solo chi si tiene i suoi stracci a casa.

Chi pensa ai vecchi abiti laceri, agli scampoli di stoffa, ai brandelli strappati di lenzuola o tovaglie come a qualcosa di tanto prezioso che uno Stato ne possa desiderare il monopolio? Eppure è così, perché con gli stracci, in molti luoghi – e Parma è fra questi – per secoli si è fatta la costosa ed utile carta.

Pare che le prime cartiere nel parmense sorgano sul finire del Seicento. Prima la carta era importata da Venezia. Questo tipo di attività viene facilitato dall’invenzione di macchine più efficaci per schiacciare le stoffe utilizzate come materia prima, che ne fanno un redditizio settore d’impresa.

Fino al 1762, il governo concede licenze a singoli proprietari di impianti per la follatura degli stracci, che assicurano loro il monopolio sulla raccolta degli stessi in un numero limitato di paesi. Spesso sono i più poveri a girare di casa in casa chiedendo i tessuti laceri in dono, per poi rivenderli ai follatori, con compensi più alti se si tratta di tessuti di colore chiaro. Ma nel 1762 nasce il Real Generale Magazzino, incaricato di gestire gli stracci in regime di monopolio. Le cartiere sono così obbligate a rifornirsi solo qui. E qui va consegnato ogni straccio.

Per eliminare qualsiasi possibile concorrenza, una grida di questo 31 maggio 1769 impone con chiarezza il monopolio prevedendo gravi multe per chi non lo rispetta: chi si permettesse di nascondere “ammassi di stracci” in casa propria, sarà multato di 50 scudi d’oro!

Cartiera, incisione su rame dipinta, Encyclopédie di Diderot e d’Alembert, Parigi, 1763
Cartiera, incisione su rame dipinta, Encyclopédie di Diderot e d’Alembert, Parigi, 1763

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