
31.12.1922. Nasce lo stadio Ennio Tardini
31 dicembre 1922 – Nei prati ex Marchi al Castelletto, il sindaco Amedeo Passerini, alle ore 16,30 (con due ore di ritardo…), con una cazzuola d’argento, posa la prima pietra del nuovo stadio del Parma Foot Ball Club, un mattone con impresso lo scudetto della squadra.
Giusto il giorno prima, la società sportiva ha sottoscritto un rogito con il Comune per acquistare il terreno ed ha fretta di avviare l’opera.
In realtà, anche se i lavori partono subito, il progetto non ha ancora tutte le autorizzazioni necessarie.
Questo progetto è dell’architetto Ettore Leoni. C’è una tribuna centrale che funge anche da accesso, con 400 posti, sotto i quali stanno alcune stanze adibite a palestra: è quella che diventerà la Tribuna Petitot. Altre due tribune più piccole sono sul lato opposto, divise da uno spiazzo. Nel mezzo, il rettangolo di gioco, con intorno l’anello di una pista per le biciclette. Nell’impianto ci sono anche due campi da tennis. E naturalmente l’arco di ingresso che ancor oggi è la porta dello stadio, con ai lati una cancellata e due edifici che pure ancora esistono, per uffici e servizi.
Proprio quell’arco è l’elemento più dibattuto. Il povero Leoni deve presentare ben tre versioni diverse dei suoi disegni, che non piacciono alla commissione incaricata di approvarli. In stile liberty, sono tacciati di non sufficiente omogeneità nelle decorazioni e sproporzioni nell’arco. La prima versione è respinta. La seconda quasi accettata, ma alla fine un assessore dice no. E la terza nell’estate 1922 (ma solo dopo il commissariamento del Municipio) finalmente passa.
Fondato nel 1913, il Parma calcio gioca i suoi primi campionati a barriera Vittorio Emanuele, vicino allo zuccherificio Eridania. Ma già nel 1915 quel campo è venduto per costruire case. C’è la guerra e il pallone non è certo fra le priorità: i pochi calciatori non chiamati al fronte, si accontentano di correre al Campo di Marte o al Tre Pioppi, un campetto.
Nel dopoguerra, a impegnarsi fortemente per un vero stadio è il nuovo presidente Ennio Tardini, campione del partito dei proprietari agrari, che raccoglie i soldi necessari un po’ da privati e un po’ fra le istituzioni.
Il nuovo stadio sarà inaugurato il 20 settembre 1923, con un torneo fra squadre minori. Il Parma FCB partecipa con la formazione delle riserve, liquidando il Sant’Ilario 3-0. La squadra maggiore giocherà invece per la prima volta nella sua nuova casa il 23 settembre 1923, contro la Novese: i crociati sono sconfitti 1-2.
La struttura viene chiamata da subito Campo Tardini, in onore del presidente, morto all’improvviso il 16 agosto 1923, quando i lavori dello stadio sono ancora in corso.
Lo stadio ha rischiato di essere demolito e ricostruito in altra zona nel 1962, anno in cui molto si discute della creazione di nuovi impianti sportivi in città. Nel ‘62, il Consiglio comunale considera l’ipotesi di uno stadio da 30.000 spettatori in via Traversetolo, da pagare facendo condomini al posto del Tardini e con un contributo del Coni. Ancora nel 1965 viene ipotizzato un impianto calcistico comune con la rivale Reggio Emilia, da fare a metà strada, a Sant’Ilario d’Enza. Ma entrambe le proposte sono finite nel nulla.
Di nuovo, la questione si riapre nel 1990, quando il Parma a.c. è promosso in Serie A e ha bisogno di una struttura più grande. La prima idea è di rifare lo stadio con 30.000 posti a sedere a Baganzola, oppure alle Fiere o a Cortile San Martino. Poi di nuovo emerge l’opportunità di condividere spese e utilizzo con Reggio e allora la possibile sede deve essere più ad est. L’antico Tardini resiste a tutto e rimane al suo posto: per permettere l’affluenza di più spettatori, bastano nuove tribune, come è stato fino ad oggi.


