Città che cambia,  Età contemporanea

31.10.1987. Ponte senza nome per periferie disordinate

31 ottobre 1987 – Cerimonia ufficiale di apertura di un nuovo ponte sul torrente Parma, cosa che non avviene da 85 anni. Si tratta del collegamento fra via Langhirano e il prolungamento del Lungoparma verso sud, appena completato. L’opera non ha un nome: ce l’avrà solo nel 1992, quando il ponte sarà dedicato allo scrittore Stendhal per ringraziarlo di aver scritto un libro che fantastica sul passato della città.

I ponti nuovi sono sempre segno della voglia di essere più grandi. Parma si espande e occorre collegare i nuovi quartieri, non solo e non tanto quelli già costruiti, ma le zone che si prevede di togliere alla campagna per farle urbane. Era successo all’inizio del secolo con i ponti Umberto (poi Italia) e Bottego (poi delle Nazioni): sono bastati per otto decenni e mezzo, ma ora Parma vuole di più. E allora vai col ponte Stendhal, progettato da Silvano Zorzi, lungo 110 metri, largo 20.

Come anche i ponti confermano, nella bimillenaria storia di Parma, non si incontra nessun periodo maggiormente segnato dall’espansione urbana che non il secondo Novecento.

I ponti il più delle volte sono nodi fondamentali di reti viabilistiche ampie. Col senno di poi, lo Stendhal pare il meno urbanisticamente riuscito, perché strozzato dalla parte del Montanara da una zona già edificata, tanto che già nel 2005 non lontano aprirà un ulteriore ponte, un poco più esterno ancora, il ponte De Gasperi, questo sì parte di quel compiuto progetto di circonvallazione che è la tangenziale sud. Ma con tutti i piani regolatori che si sono succeduti nel Novecento – sei adottati fra 1938 e 1998, con innumerevole varianti – sarebbe difficile attendersi sempre continuità e coerenza.

Il ponte Stendhal a Parma visto dall'alto (Google Maps)
Il ponte Stendhal a Parma visto dall’alto (Google Maps)

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Succede il 31 di ottobre:

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