Cultura & Società,  Età contemporanea

30.9.1963. Copertini vate della cultura parmigiana

30 settembre 1963 – Va in pensione il preside della scuola Parmigianino Giovanni Copertini, già guida dell’istituto tecnico di Guastalla, già insegnante di Storia dell’arte, già professore di Lettere. Ma soprattutto, indefesso studioso dell’arte della sua città, alla quale dedica innumerevoli pubblicazioni, spesso divulgative, pure fondando la rivista Parma per l’arte e il Comitato parmense per le Arti.

Un insegnante e un preside pervaso da un amore viscerale per la cultura, esempio raro per tutti gli studenti che lo conoscono nel corso dei 45 anni della carriera.

Il mito di Copertini è Correggio. Copertini dà un contributo fondamentale alla valorizzazione del Rinascimento parmigiano – che già Paolo Toschi aveva riscoperto –, con studi sempre più raffinati su Correggio e sul Parmigianino.

Si dedica anche alla conoscenza della pittura parmigiana dell’Ottocento. Ed è merito suo se esiste la Pinacoteca Stuard: questa collezione, proprietà della Congregazione di San Filippo Neri, prima di Giovanni Copertini era visibile solo ai membri di questa gloriosa istituzione; è lui, col direttore Filippo Cocconi, a trasformarla in un museo aperto al pubblico, con tanto di catalogo illustrato.

Altra medaglia al petto del nostro preside appassionato dell’arte di Parma è la difesa di luoghi storici della città minacciati dal trasformismo urbanistico del Novecento. Ma del resto già approfondire e divulgare la cultura locale e i suoi campioni è la strada per far amare la città, così che i suoi abitanti la rispettino.

Nel 1951 inaugura la rubrica Il Demone della demolizione, per denunciare le

infinite distruzioni di opere d’arte e di monumenti, che dai tempi più lontani ad oggi, si sono effettuate in Parma per vicende di guerra o di pace e alla difesa di quei monumenti che l’incoscienza, l’ignoranza, la trascuratezza, la stupidità, un malinteso modernismo e insieme l’avidità di guadagno e gli interessi particolaristici, più o meno nascosti e leciti, minacciano di distruggere e distruggeranno. Il demone della demolizione ha piantato le sue tende a Parma e vi opera con baldanzosa pervicacia”.

Il nostro si oppone alla demolizione della chiesa di San Pietro, dell’Arco di San Lazzaro e del Casinetto Petitot, che nel Secondo dopoguerra qualcuno vorrebbe eliminare per far correre più veloci le auto in centro storico. Così anche per l’oratorio di San Quirino, che pure resterà per anni inutilizzato. E del Teatro Farnese, oggetto di progetti di trasformazione in moderno cinematografo.

Riesce solo a metà l’intervento a favore del monumento a Verdi, danneggiato dalle bombe nel 1944, lasciato all’abbandono e demolito nel 1946, salvando solo l’ara che ne costituiva il centro. Copertini perde invece la battaglia per salvare il Palazzo Ducale su via Garibaldi, che occupava la metà meridionale di piazzale della Pace.

Ogni epoca ha i suoi vati della cultura locale, sacerdoti delle tradizioni, custodi di un’identità che resiste ad ogni forma di globalizzazione, per trasmetterla da generazione a generazione. Nella prima metà del Novecento, il campione di tutto questo è Giovanni Copertini.

Giovanni Copertini
Giovanni Copertini

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Succede il 30 di settembre:

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