30.1.1463. Dai canali di Parma al Cremlino spostando le torri
30 gennaio 1463 – Il commissario di Parma Gaspare Tagliaferri accusa il noto ingegnere Aristotele Fioravanti di essersi lasciato corrompere dagli emissari di Reggio Emilia.
È una questione d’acqua. Quelli di Reggio hanno deviato un canale che attinge dal torrente Crostolo per favorire le proprie aree agricole, lasciando a secco i campi del parmense fino ad allora abbeverate da quel corso d’acqua. Il caso rischia di far scoppiare la guerra: Parma vorrebbe invadere il reggiano per riscavare il canale. Da Milano, però, il duca Francesco Sforza ferma tutto, per non rischiare uno scontro aperto con Borso d’Este. La faccenda va risolta con un accordo e Francesco sceglie Fioravanti come perito di parte per Parma.
Stando a quel che si dice in questo 30 gennaio, però, l’ingegnere non ha affatto difeso le ragioni dei parmigiani, che lo accusano di aver fraudolosamente accettato tutte le richieste reggiane.
Dopo un caso così, i rapporti fra Parma e Aristotele Fioravanti non possono più andare avanti. Peccato, perché prima del contestato caso del 1463, nel parmense Fioravanti aveva fatto grandi cose.
Il bolognese Aristotele Fioravanti è il più valente “ingegnere e meccanico” dell’epoca, conteso da tutti i signori e le municipalità del tempo.
Parma riesce ad aggiudicarselo per la prima volta nel 1460, quando il Comune gli commissiona la riattivazione del naviglio che collega la città con Colorno. L’importante via d’acqua è stata sterrata nel 1412 per trasportare merci arrivate sul fiume Po, ma il lavoro è stato malamente concepito. Così, servono le cure del genio di Fioravanti. Il lavoro è fondamentale: solo se riuscirà con successo, Parma avrà un’autostrada per le merci aperta tutto l’anno, necessaria ai commerci e all’approvvigionamento.
L’ingegnere, per assolvere all’incarico scava cinque conche, una sua invenzione. Alle autorità locali pare possa bastare. Ma lui sa che occorre un’ultima ardita opera. Come si legge nella nota inviata dagli Anziani al duca Francesco Sforza il 20 dicembre 1460, Aristotele “ha dicto et affermato” che se ora, in inverno, il canale appare già perfettamente navigabile, “ala estade per substenere la aqua sera ben facto segondo luy fare una cecha overo certo edificio in la bocca de la Parma che alora se farà”. Cioè, per garantire acqua anche nella stagione calda, serve un impianto di sollevamento: la Torre delle acque.
Assai modificata a inizio Settecento da Jean Baillieul, la torre è ancora ben visibile a Colorno, purtroppo abbandonata in stato di grave degrado.
Sicuro delle sue capacità, l’architetto agisce con piglio e non ascolta nessuno, attirandosi le critiche delle autorità locali, ma quando il lavoro è terminato e Fioravanti presenta il conto chiedendo solo 300 lire, tutti si dicono più che soddisfatti.
Tutto il contrario di quel che accade con la questione del Crostolo nel 1463, per la quale Parma si rifiuta di versare l’onorario dell’ingegnere!
Ma per Fioravanti non è certo un problema. Ne ha tanti di incarichi. A Bologna, nel 1455 riesce a spostare di 13 metri una torre che è alta 24! L’ha sollevata con dei cilindri idraulici. A Mantova, nel 1459, raddrizza un’altra torre, che pende di tre braccia e 8 onze minacciando di rovinare su una delle porte della città.
I monumenti più famosi li erige in Ungheria e in Russia. Nel 1467, per il re Mattia Corvino costruisce il castello di Buda. Come compenso, è creato cavaliere con diritto di battere moneta; fa coniare davvero soldi col suo volto sul verso e quando prova a spenderli a Roma, l’ingegnere è arrestato come falsario: serve l’intervento dell’ambasciatore d’Ungheria per farlo rilasciare.
Nel 1475 va a Mosca e per Ivan III ricostruisce il Cremlino, dotandolo di nuove mura e nuovi edifici. È sua la Cattedrale della Dormizione, forse il primo edificio in cemento armato del mondo: Fioravanti ha inventato il sistema nuovo di montare una gabbia di ferro per reggere malta e mattoni, per fare pareti sottilissime.
Pare che Fioravanti avrebbe voluto tornare in Italia, ma lo zar teme possa raccontare dei vari cunicoli e stanze segrete che ha scavato al Cremlino. Quando, nel corso di una campagna militare ai confini occidentali, prova a scappare, l’architetto è catturato e – perché non ci riprovi – murato vivo proprio nel Cremlino, nella torre Tainitskaja. C’è chi parla del suo fantasma, che appare ai leader russi alla vigilia di gravi eventi; sarebbe stato visto sia da Lenin che da Stalin, chissà se anche da Putin.
Se vi trovaste a percorrere la strada dell’argine di Gainago, osservate il canale accanto a voi e pensate che è opera della stessa persona che ha costruito parte del Cremlino.