30.11.1981. Le dimissioni del coraggioso vescovo cieco
30 novembre 1981 – Monsignor Amilcare Pasini si dimette dal magistero di vescovo di Parma. Il diabete lo ha reso cieco e non se la sente più di continuare a tenere il timone di questa difficile diocesi in un tempo difficile.
In realtà, i tempi più difficili li aveva superati, la Chiesa di Parma, proprio grazie al coraggio di don Pasini. Sono i tempi difficili del passaggio chiesto ai cattolici dal Concilio Vaticano II. È il vescovo Pasini a dover portare fedeli e clero nel nuovo mondo contemporaneo, compito reso più arduo da una ciurma che a volte rema controcorrente. Ma lui, da vero parmigiano, schietto e impulsivo, ha sempre tirato dritto.
Cieco sì, ma in molte questioni Pasini vede più lontano di tutti quelli che ha intorno.
Da giovane, quando si laurea in Diritto canonico, presenta una tesi sui cambiamenti adottati a Parma dopo il Concilio di Trento. Mai avrebbe detto che proprio lui si sarebbe trovato a dover fare altrettanto dopo il Vaticano II.
Pasini, nato a Gainago (giusto 5 chilometri dalla casa del suo santo predecessore Guido Maria Conforti), è vescovo di Parma dal 5 agosto 1971, ma governa la Diocesi fin dal 1966 in qualità di vescovo ausiliare e già dal 1962 era vicario generale. Da qui al 1981, per i cristiani di Parma cambia moltissimo.
Il vescovo Pasini introduce a Parma la collegialità, la riforma liturgica e promuove la partecipazione dei laici. Fonda la Caritas e i circoli Anspi. Dà vita al Consiglio pastorale diocesano e promuove i consigli parrocchiali. Realizza grandi eventi come il Convegno di evangelizzazione umana nel 1978 e il Congresso eucaristico diocesano nel 1980, preceduto da un pellegrinaggio. Crea molte nuove parrocchie nelle periferie, consacrando diverse chiese, tutte concepite per celebrazioni fedeli alle indicazioni conciliari.
Le novità suscitano sempre reazioni fuori misura. Don Pasini se la vede da un lato con un clero tradizionalista che non vorrebbe scendere dal piedistallo e che trova cento modi per criticarlo, lui che era uno di loro (nemo propheta in patria). Dall’altro lato chi al contrario sogna la rivoluzione dei costumi: a Parma si ricorda come un mito l’occupazione della cattedrale nel 1968, e in quel periodo le locali Acli, sotto la guida di Bruno Busani, stampano una rivista dall’eloquente titolo di “Rivolta cristiana”… Nei dieci anni da vescovo titolare, Pasini deve accettare la rinuncia di ben 15 preti, diversi tornati al laicato, alcuni dopo l’esperienza di prete operaio.
Ma nonostante tutto questo, lui va avanti per la strada che il Vaticano II ha indicato. Solo la malattia lo costringe a fermarlo.
Lasciato l’episcopato, continuerà a servire la Chiesa di Parma in molti modi, fino alla morte del 24 maggio 1995. Forse qualcuno ricorderà quel prete cieco che quasi ogni mattina veniva accompagnato nella cripta del duomo per confessare e assolvere tutti i fedeli.