
30.1.1953. Le bolle di rame di Egidio Manzini
30 gennaio 1953 – Muore Egidio Manzini, uno degli inventori della meccanica alimentare assieme ad altri della sua famiglia.
Nato da un ramaio nel 1880, eredita il mestiere dal padre e capisce che nel nuovo secolo la sua arte può servire ad altro che a fare pentole.
Nella bottega di famiglia in Oltretorrente è il primo nel parmense a vendere bolle di rame: grandi sfere di metallo, perfette per far bollire il pomodoro e produrne il concentrato. Da Brescia, fa arrivare semisfere di rame, che poi accoppia e adatta alla lavorazione del “rosso”, operando sempre a mano, a sbalzo, di incudine e martello.
Ma è solo l’inizio, perché Egidio inventa altri macchinari per lavorare i prodotti agricoli, come una “batteria di concentratori”, legata ad un condensatore a colonna barometrica, sempre per produrre concentrati, non solo di pomodoro, ma anche di mosto, latte e malto. O le “bacinelle basculanti a doppia velocità”, che servono a cuocere verdure, carne, sciroppi, marmellate, canditi, aumentando così notevolmente i tempi di conservazione di frutta, ortaggi e animali macellati.
Da piccolo laboratorio artigianale, quella di Egidio diventa una fabbrica, con sede in via Spezia, gestita assieme ad i figli.
Della famiglia Manzini, producono innovativi sistemi di trasformazione degli alimenti anche il fratello Giuseppe, che come lui fa bolle di rame nell’officina dietro all’Annunciata, poi Giovanni Manzini, fabbro che in via Spezia costruisce caldaie per il Parmigiano, e soprattutto Tito Manzini, che dopo aver lavorato nelle prime industrie conserviere del parmense e in Sud America come montatore, inizia a progettare e vendere linee complete per la lavorazione industriale degli alimenti.
Ma Egidio Manzini non è solo un inventivo artigiano dallo spirito imprenditoriale: è anche un musicista, che per lungo tempo si esibisce in uno spettacolo davvero originale.
Suona la tromba e il flicorno e con tre amici e l’aiuto di qualche parroco, più e più volte sale sui campanili per suonare al tramonto facendosi sentire da tutta Parma. I quattro musicisti scelgono ciascuno un campanile ad un estremo della città e da lassù si chiamano con i loro strumenti improvvisando sinfonie di richiami e risposte. Un’esibizione possibile finché i motori non sommergono di rumore i parmigiani.

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Succede il 30 di gennaio:

