3.4.1879. Altro che Bottego… Stradelli sì è il vero esploratore!
3 aprile 1879 – Il borgotarese Ermanno Stradelli si imbarca a Bordeaux su una nave diretta in Amazzonia. È da quando era ragazzo che sogna di diventare esploratore. Un sogno che inizia a realizzarsi a 27 anni, in questo 3 aprile, e che durerà tutta la vita, nei 47 anni successivi. Navigando sui fiumi del Sud America, osservando le popolazioni amerinde e scoprendo il valore della loro cultura e delle risorse naturali di laggiù, diventerà il più grande degli esploratori italiani.
In Brasile, il nostro esploratore risale il rio Purus, lo Ituxy, parte del Rio delle Amazzoni lo Uaupés, il Tiquié, lo Japo, il Padauarì, il Marerì, il Rio Branco, il Rio Negro. Ci resta malissimo quando viene a sapere che una spedizione francese lo ha bruciato sul tempo nella scoperta delle fonti dell’Orinoco.
Poco male: in tutti questi viaggi ha scoperto ben altro. Ha scoperto la ricchezza delle tradizioni, usi e costumi delle popolazioni amazzoniche. I primi spostamenti, Stradelli li fa accompagnato da missionari. Poi diventa amico degli indios ed è con loro che prosegue le ricerche. I primi resoconti e reportage fotografici hanno per protagonista la meravigliosa natura del continente – piante, uccelli, animali –, poi, poco alla volta, i soggetti diventano le tribù indigene.
Quando torna in Italia, Stradelli presenta alla Società geografica le mappe con i risultati delle sue osservazioni, ma soprattutto racconta dei nativi sudamericani e difende i loro diritti a non essere uguali agli europei. È il primo a tradurre leggende, a compilare un vocabolario Nheengatu-Italiano dove spiega il mondo di simboli e saperi che sta dietro alle parole, a discutere all’Università di Pisa una tesi di laurea sugli aspetti critici del colonialismo occidentale.
Per tutto questo, le genti dell’Uaupé danno un nome nuovo a Ermanno Stradelli: Mayra Raira, cioè Figlio del Grande serpente, e Grande serpente è una divinità creatrice che somma tutti gli attributi di bontà.
Del grande, pionieristico eppure esemplare lavoro di Stradelli, restano diverse fotografie, relazioni e pure oggetti esotici, conservati nel castello di Rivalta: una tarantola e un coccodrillo imbalsamati; copricapi e diademi fatti di piume variopinte e denti; collane di coleotteri; un flauto in osso. Resta anche un’impostazione curiosa ma rispettosa, che è l’approccio migliore per qualsiasi esplorazione. Altro che Vittorio Bottego…