3.2.316. Il santo che cura la peste
3 febbraio 316 – Muore martire Biagio, vescovo di Sebaste in Armenia. Il suo culto arriva anche a Parma e il santo, in particolare, gode di amplissima devozione nel Trecento. Perché? Perché nella peggiore epidemia di peste del XIV secolo, è a lui che vengono attribuite una serie di guarigioni miracolose dal morbo che stava facendo impazzire il mondo.
La peste arriva a Parma per la prima volta nel 1348. È la morte nera che in sette anni uccide un terzo della popolazione d’Europa. A Parma, dove viene vietato l’ingresso degli stranieri, si dà la colpa agli ebrei, accusati di essere untori. Tuttavia, il numero dei morti non sembra essere pari a quello di altre città.
Ben peggiore è la seconda ondata, che si scatena nel 1361. Stavolta, a Parma la peste miete 40.000 vite in sei mesi, con la fase più acuta fra agosto e ottobre. La malattia è portata da compagnie mercenarie inglesi assoldate dal marchese del Monferrato Giovanni II per combattere Milano. Provoca febbre alta e bubboni sotto le ascelle o all’inguine; guarire dalla prima è difficilissimo, ma dai secondi quasi impossibile. Al secondo o terzo giorno dalla formazione del bubbone, le vittime muoiono come soffocate. I cadaveri sono così tanti che nei sepolcri delle chiese non c’è più posto, così si scavano fosse comuni nelle campagne. A volte, fra i morti finisce sepolto anche qualche moribondo. La peste lascia Parma quasi deserta.
Epidemie così non si vedevano dai tempi di Giustiniano, da 12 secoli. La medicina è impotente: i cerusici incidono i bubboni e spalmano unguenti di malvavìschio (altea), ma con scarsissimi benefici. E la gente si affida ai santi.
Come mai proprio san Biagio? Questo vescovo, che forse era medico, da sempre è invocato come guaritore. Ai santi sono sempre attribuiti miracoli; a Biagio, in vita, di miracoli ne è attribuito uno piccolo piccolo: ha salvato un bambino che mangiando pesce si ritrovò conficcata in gola una lisca. Tanto è bastato per farne un taumaturgo. Ben maggiori sono i miracoli durante l’epidemia di peste a Parma.
In città c’era una chiesa a lui dedicata, all’angolo fra borgo San Biagio e borgo Sant’Antonio, demolita nel Seicento. Alcuni di quelli che vi si recano per invocare aiuto dal cielo, guariscono. La voce si sparge e le preghiere aumentano. La chiesa, spoglia, si riempie rapidamente di ex voto offerti al martire Biagio.
Altre chiese ancor oggi dedicate a San Biagio sono in diverse località della provincia, come la parrocchiale di Torrile, la pieve di Talignano, la chiesa di Vicopò o quella di Sauna di Corniglio.