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3.11.1902. Rivolta contro i “baroni mafiosi” dell’Università

3 novembre 1902 – Gli studenti di Medicina sfilano per le vie delle città, producendosi in forti grida di protesta. Ce l’hanno con la mafia dei docenti universitari e ne minacciano alcuni, seguiti fin sotto casa. Cosa stanno contestando? I baroni dell’Ateneo, che per accontentare qualche invidioso, stanno per cacciare il più amato dei professori, Pietro Guizzetti.

Guizzetti è stato allievo di Giovanni Inzani e ne ha preso il posto sulla cattedra di Anatomia patologica dal 1899, quando il suo mentore è andato in pensione. Ma altri medici di altre città hanno reclamato quel ruolo, spingendo l’Università a bandire un concorso, svoltosi a Roma nell’ottobre 1902. Il vincitore è il professor Carbone di Modena e secondo è Cesaris-Demel di Cagliari. Guizzetti è solo terzo. Poiché il primo ha fatto sapere che rinuncerà all’incarico, la commissione vuole premiare Demel e a Guizzetti ha consigliato di trasferirsi in Sardegna.

Profondamente affezionati al loro insegnante, la notizia del concorso ha acceso gli animi degli studenti. L’occasione della protesta è l’inaugurazione dell’anno accademico, interrotta dai manifestanti, che minacciano di disertare le lezioni se Guizzetti dovesse lasciare Parma. Gli studenti sfilano dalla sede dell’Ateneo fino all’ospedale (Vecchio).

Il giorno dopo, gli studenti si fanno ricevere dal sindaco Mariotti, che si impegna a parlare personalmente del caso col ministro dell’Istruzione Nasi.

Le proteste si ripetono la sera del 14 novembre, in occasione di una seduta dell’Associazione medica parmense nei locali dell’Università. Di nuovo i giovani interrompono i lavori costringendo i medici docenti ad uscire con loro in strada e urlano: “Abbasso la camorra! Abbasso la mafia! Evviva Guizzetti”. Due professori identificati come gli ideatori del complotto contro Guizzetti, sono seguiti fin sotto le rispettive case, entrambe in borgo Riccio.

Il 22 novembre la Facoltà di Medicina approva un documento che chiede al ministero di mantenere a Parma Guizzetti, ma a Roma fanno orecchie da mercante. Così a fine gennaio, le proteste scoppiano di nuovo più accese di prima. Il 31 gennaio inizia lo sciopero degli studenti contro la lentezza del ministero nel risolvere la questione: quelli di Medicina entrano nelle aule di ogni insegnamento, esortando i colleghi ad abbandonarle. È un piccolo ’68 in anticipo di 65 anni… Promettono di non tornare più finché Guizzetti non sarà nominato docente di Anatomia patologica. Il rettore Pesci chiude formalmente l’Università e stavolta è lui a rivolgersi a Mariotti perché di nuovo intervenga presso il ministero.

Il 3 febbraio il rettore incontra gli studenti e legge la risposta del ministro: la cattedra è assegnata al professore di Cagliari, ma Guizzetti può restare come supplente. Gli studenti si arrabbiano più di prima e con canti goliardici marciano fino alla Prefettura. Il corteo viene sciolto da una carica di cavalleria e le guardie inseguono i giovani fin dentro la sede dell’Ateneo, con alcuni professori che cercano di bloccare le porte ai questurini. Due sono arrestati, ma il rettore interviene per la loro liberazione. I tumulti dividono la città e i più sono dalla parte degli studenti, tanto che anche il Consiglio comunale vota un ordine del giorno domandando al Governo di accogliere le istanze dei ragazzi.

Le proteste servono: a metà settimana, il ministro Nasi nomina Guizzetti professore straordinario a Cagliari, ma comandato a Parma. L’8 febbraio, alle ore 13,30, Guizzetti inizia il suo nuovo ciclo di lezioni. La protesta è finita.

Nel luglio 1905, Guizzetti sarà formalmente trasferito a Parma in via definitiva e nel 1907 promosso ad ordinario. A Parma insegnerà fino al 1935, lasciando un gran numero di pubblicazioni, con importanti scoperte soprattutto in campo neurologico.

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