Cultura & Società,  Epoca Moderna

3.11.1522. E Tiziano salvò Correggio

3 novembre 1522 – Antonio Allegri da Correggio firma il contratto che lo impegna ad affrescare sia la cupola che il presbiterio del duomo di Parma, per mille ducati d’oro. Altri cento ducati gli saranno versati per la foglia d’oro da utilizzare nelle pitture.

Il lavoro vero e proprio parte nel 1524 e contemporaneamente inizia il progetto di un tiburio a protezione della cupola, cioè un secondo tetto ottagonale in metallo, che protegga il colore dalle infiltrazioni d’acqua, effettivamente realizzato nei successivi anni Trenta.

L’affresco della cupola è terminato il 17 novembre 1530, ma il pittore non metterà mai mano all’altra parte dell’opera, l’area dell’altare maggiore, perdendo così metà della somma pattuita. Non è colpa sua, sono probabilmente i committenti, i fabbricieri della cattedrale, a rescindere anzitempo l’accordo, perché scontenti di come l’artista ha lavorato.

La cupola del duomo è la maggiore opera del Correggio. Il pittore ha realizzato un turbine di nubi, angeli e santi che culmina in un cielo di luce dove la Vergine Maria viene assunta.

Per questo dipinto, nel Sei e Settecento il Correggio sarà considerato da molti critici il massimo vertice dell’arte. Ma nell’immediato, ai fabbricieri l’ardita rappresentazione dell’Assunzione non piace. Sarà perché Maria è irriconoscibile, rappresentata dal basso, gambe e braccia spalancati, bionda e senza il suo solito manto azzurro su abito rosso. Oppure per quelle figure viste sempre dal basso per nulla preoccupate di nascondere le pudenda. “Guazzetto di zampe di rane”, qualcuno ha definito il disegno della cupola, e ancora nel 1884 Charles Dickens descrivendolo, scriverà: “nessun chirurgo, divenuto pazzo, potrebbe immaginare nel suo più folle delirio una tale confusione di braccia e di gambe, un tale coacervo di membra”.

Tuttavia, il nostro artista trova subito chi lo difende e garantisce ai fabbricieri che quel che è stato realizzato è un capolavoro.

I primi a vedere l’opera del Correggio in Duomo sono l’imperatore Carlo V ed i pittori Tiziano e Giulio Romano. L’imperatore e la sua corte sono a Parma negli ultimi giorni di ottobre del 1529. Per lui l’affresco viene scoperto anche se ancora non completato. Una bella fortuna per Correggio, che senza gli entusiasti commenti dei colleghi al seguito di Carlo V, sarebbe stato sommerso dalle critiche.

Il vortice della cupola è avanti rispetto al suo tempo. Pare già barocco. Non appena questo nuovo stile si affermerà, l’amore per l’opera del Correggio andrà sempre crescendo.

La cupola della cattedrale di Parma affrescata da Correggio

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