29.8.1521. Carlo V assedia Parma
29 agosto 1521 – Le truppe pontificie e l’esercito di Carlo V assaltano Parma. Papa e imperatore sono intenzionati a levare la città ai francesi, che l’hanno conquistata pochi anni prima.
Poiché lo scontro non arriva a coinvolgere il centro della città, l’evento passa alla storia non come battaglia, ma come “Primo assedio di Parma”.
Il primo ad arrivare, già a metà agosto luglio, è il comandante Prospero Colonna, che si ferma una settimana sulle rive dell’Enza. Sta aspettando le forze di Mantova e altre salite da Napoli. Poi si sposta a San Lazzaro, un miglio dalle mura di Parma verso Reggio, ancora senza assalti, ma limitandosi a deviare i corsi d’acqua che riforniscono la città e rovinare alcuni mulini. Pontifici e imperiali attendendo ulteriori truppe, un esercito di mercenari tedeschi che scende dal Brennero.
In questo 29 agosto, l’esercito finalmente riunito si sposta a San Martino, a nord della città, iniziando formalmente l’assedio, bloccando ogni accesso o uscita da Parma.
I primi 13 giorni vedono solo scaramucce. I comandanti dei diversi contingenti, devono infatti mettersi d’accordo su come precedere. Non è facile: non parlano nemmeno tutti la stessa lingua. Il piano approvato, alla fine, è questo: attaccare porta Santa Croce, prendere Codiponte (l’Oltretorrente), che ha mura meno robuste di quelle del centro, e invadere la città dal fiume, che è quasi in secca.
I soldati passano alla fase calda dell’assedio. I sei cannoni e le due colubrine portate a Parma fanno ripetutamente fuoco contro i bastioni dell’Oltretorrente. Si aprono due brecce, ma il primo assalto dei fanti è respinto dai francesi che controllano la città. Il bombardamento prosegue per abbattere sezioni più ampie di mura. Si inizia anche a scavare per piazzare mine sotto le stesse mura, ma il terreno è troppo duro.
Alla sera del secondo giorno di bombardamento, i francesi abbandonano Codiponte e si rinchiudono nel centro. Uno dei cannoni si è rotto, ma gli altri vengono trascinati per lanciare palle contro le difese del torrente Parma.
Ma giungono notizie che mettono i comandanti in allarme. Odet de Foix, visconte di Lautrec, si è accampato sul Po e minaccia di venire in aiuto dei compatrioti francesi con i suoi mercenari svizzeri. Inoltre, sempre i francesi hanno occupato i castelli di Finale Emilia e San Felice sul Panaro.
I comandanti dell’assedio di Parma si incontrano insieme e a lungo tacciono. Alla fine, qualcuno dice ciò che tutti pensano. Non conviene insistere con Parma, è troppo rischioso e con poche bocche di fuoco si rischia di fallire. Meglio lasciare Parma e andare a combattere altrove. L’assedio termina il 12 settembre.
Il Primo assedio di Parma è stato rappresentato in una grande tela del Tintoretto, che ha dipinto le mura di Parma alte e fortissime.
Alla fine, gli assedianti Parma la prendono anche se se ne sono andati. In novembre, Lautrec decide di spostare tutte le forze di Parma a Cremona, impiegandole a sua volta in un assedio. I parmigiani ne approfittano per ribellarsi ai francesi, aprono le porte al capitano pontificio Vitello Vitelli e Parma passa al comando del papa senza colpo ferire.