
29.6.1734. La sanguinosa battaglia di San Pietro alla Crocetta
29 giugno 1734 – Si combatte la sanguinosa battaglia di San Pietro alla Crocetta di Valera. Da un lato i 50.000 franco-piemontesi che si sono accampati appena fuori porta Santa Croce, dall’altro 40.000 austriaci, il cui comandante de Mercy vuole attaccare senza aspettare i rinforzi. Nel mezzo la via Emilia. Dalle dieci del mattino fino a mezzanotte si susseguono aspri combattimenti, lasciando sul campo almeno 10.000 fra morti e feriti; perde la vita anche de Mercy.
Inizialmente i francesi sono costretti ad arretrare, ma nel corso della giornata riprendono terreno e alla fine gli austriaci fuggono a Reggio.
Il sanguinoso scontro è un episodio della Guerra di successione polacca, che vede contrapporsi Borbone ed Asburgo, e i primi vorrebbero riprendersi Parma, che nel 1736 era stata ceduta a Vienna.
Il campo di battaglia, che è dove oggi sorgono il quartiere Pablo e l’Ospedale Maggiore, può essere osservato dai parmigiani dai bastioni delle mura. Ad osservare cannoni e baionette c’è anche Carlo Goldoni, che casualmente si era fermato a dormire a Parma nel corso di un viaggio: “Non si poteva vedere una battaglia più da vicino; il fumo impediva di ben distinguere gli oggetti, ma era sempre un colpo d’occhio rarissimo, che ben pochi possono darsi il vanto d’aver goduto”, ha scritto, assieme ad un’ampia descrizione della battaglia e della paura dei parmigiani, che temevano il saccheggio tedesco, già subito da Colorno il 25 maggio, e poi del loro orrore nel vedere tanti corpi di soldati abbandonati.
La battaglia è stata raccontata pure in quattro sonetti in dialetto parmigiano, fra i primissimi testi in questo vernacolo, dove non si fanno né cronaca né celebrazioni, ma satira. In una di queste poesie, che mescola il dialetto con il tedesco, si gioca sulle parole “pataja” e “patajon”, che in parmigiano significano “camicia” e “uomo con solo la camicia”, nel senso di “sbracato”, mentre i comandanti tedeschi dicevano “battaglia” e “battaglione”:
Furt dir Mercy, furt furt a pataglion!
Cos creder, e perché star giorn San Peter
nix travagliar, e perché star a veter?
Furt a pataglia, furt, furt, furt, cujon!
[…]
Tach Pattaglia: crant foch, crant scopetat
Oh tartaisn Franzos: In camp pers tutt
E Mercy, cujon all’aria rivoltat.
Camp, Taiz tutt cacà adoss, e rest distrutt
Mort Mond. mort fritt: tutt rott, tutt sconquassat
Pulcer Mercy: oh carnt Mister fottut.
(Avanti dice (il generale) Mercy, avanti avanti, al battaglione! Cosa credi, che perché è il giorno di S. Pietro non si lavora, e perché resti a guardare? Avanti in battaglia, avanti, avanti, avanti coglione! Attacca la battaglia: grandi fuochi, grandi schioppettate. Oh come colpiscono i francesi: in campo tutti sono persi e Mercy, girato con i coglioni all’aria. Nel campo tedesco se la sono fatta tutti addosso, e restano distrutti, morto il mondo, morto stecchito, tutto rotto, tutto sconquassato. Glorioso Mercy, oh gran signore fottuto).




