
29.3.1950. Maledetta bomba esplode fra le bambine
29 marzo 1950 – Sei bambine uscite poco fa da scuola camminano allegre verso casa. Siamo in montagna, in val Ceno, a Madonna delle Grazie di Bardi. Di là da una staccionata, in un prato, luccica un oggetto liscio e curvo. Ma cos’è? Pare bello. Caterina, intraprendente, 10 anni, età della curiosità, vuole essere la prima a scoprirlo. Scavalca, lo alza, lo mostra fiera alle altre. Una bomba! Il grido delle amiche spaventa Caterina, che lancia l’ordigno, ma è tardi. La granata deflagra prima di ritoccare terra. L’esplosione percuote violenta tutti e sei i corpi intorno.
Pochi giorni prima, i carabinieri avevano intimato alla gente dell’Appennino di consegnare tutte le armi ancora rimaste dai tempi della guerra. Sarebbero state fatte perquisizioni e guai a chi ancora ne teneva di nascoste. È per questo che qualcuno si era disfatto della bomba, abbandonandola con noncuranza lì a pochi passi dalla strada.
Le sorelle Caterina e Maria Pia Bozzi, età 10 e 12 anni, Celestina Carpanini di 9, Vittorina Mazzocchi di 10 e le sorelle Luciana e Angiolina Brigati, tutte le bambine in età scolare di Saliceto di Bardi, restano prive di sensi sul prato maledetto.
Lo scoppio attira subito gente. Arrivano i tre medici della zona. Chi ha un’automobile si presta a trasportare le bambini all’ospedale a Parma.
Caterina, la più vicina alla detonazione, muore poche ore dopo. Luciana, che non pareva grave, in realtà ha importanti lesioni interne e si spegnerà il giorno dopo. Vittorina perde una gamba. Le compagne sono ferite, ma guariranno. La guerra è finita da cinque anni, ma continua a far male.
Nel secondo dopoguerra sono tanti i casi di morte e ferimento di bambini causati di ordigni inesplosi trovati in giro, nel parmense se ne contano una ventina.

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Succede il 29 di marzo:

