29.3.1345. Il traghetto sul Taro si paga in bagaroni
29 marzo 1345 – Obizzo d’Este stabilisce le tariffe da pagare per salire sul traghetto che collega le due sponde del Taro a Pontetaro.
Ricordate Roberto Benigni e Massimo Troisi in “Non ci resta che piangere”? Arrivati alla dogana, la guardia ripete: “Chi siete? Cosa portate? Sì, ma quanti siete? Un fiorino!”. Ecco, per viaggiare sulla via Emilia, in questo 1345 si fa uguale, solo che non si paga in fiorini ma in torellini o bagaroni.
Obizzo ha conquistato Parma nel 1341 e la tiene per breve tempo. Fra i pochi provvedimenti del suo governo c’è l’ordine di provvedere al passaggio sul Taro.
Il ponte di Pontetaro, in pietra, costruito da un eremita verso il 1160, è crollato una prima volta nel 1177 a causa di una piena straordinaria. Ricostruito, è danneggiato di nuovo nel 1269 e di nuovo sistemato. Ma i monaci di Fontevivo, che ne sono proprietari dal 1304, ne trascurano la manutenzione; le piene si ripetono e il ponte cade per la terza volta, definitivamente. Sotto Obizzo, il Comune di Parma stabilisce di edificare un ponte non più in pietra, ma in legno. Nel frattempo, si passa con la barca.
I soldi del pedaggio servono proprio alla nuova costruzione, che costerà 60.000 imperiali, una somma elevatissima. Probabilmente, il ponte in legno resisterà fin verso la fine del Quattrocento, poi tornerà il servizio dei traghetti. A Pontetaro non ci sarà più nessun ponte in pietra fino al 1821.