29.12.877. Il potere del vescovo
29 dicembre 877 – Il vescovo Guibodo riunisce a Parma gli omologhi di Modena e Reggio, sei conti, diciotto preti e quattro diaconi e fonda il Collegio dei canonici della Cattedrale. È l’atto fondativo del potere temporale del vescovo sulla città: Parma sarà governata dai vescovi fino all’affermazione del Comune.
Guibodo ha appoggiato il re franco Ludovico II, di cui è parente (la leggenda lo vuole nipote di Carlo Magno, come recita una lapide in duomo). Il figlio di Ludovico, Carlomanno di Baviera, re d’Italia, lo ricompensa donandogli la corte regia di Parma e varie terre nella Bassa.
Il vescovo ha disposto perché questi beni finanzino in perpetuo il gruppo di presbiteri che lo affianca nelle attività liturgiche, pastorali e di governo. I canonici della cattedrale devono ora risiedere in un chiostro accanto alla chiesa vescovile. Una parte delle rendite delle terre ricevute manterrà i preti, un’altra parte finanzierà il culto presso l’altare maggiore del duomo, dedicato alla beatissima Vergine, un’altra ancora servirà ad acquistare lumi e incenso per la cattedrale.
Il re non ha messo Guibodo al posto dei conti che fino ad allora hanno regnato su Parma, ma di fatto la città è passata sotto il potere del vescovo. Per il contado continueranno ad esserci conti, ma l’area urbana ha iniziato una storia a sé. La formalizzazione del regno del vescovo arriverà quasi un secolo dopo, quando il 13 marzo 962 l’imperatore Otone I assegnerà tutti i diritti sulla città e le tre miglia intorno al vescovo Uberto.
Parma sarà governata da vescovi, sempre filo-imperiali, fino all’affermazione del Comune nel XIII secolo.