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29.12.1902. Siamo diventati matti

29 dicembre 1902 – Il Novecento è (anche) il secolo dell’ansia e delle nevrosi, delle psicosi di massa di più ampia diffusione. Se c’è un momento in cui Parma prende coscienza dei nuovi mali di vivere, è in questo 29 dicembre 1902, quando Alessandro Cugini pubblica una recensione alla relazione del nuovo direttore del manicomio di Colorno Umberto Stefani, nominato l’anno prima.

Cugini è rettore dell’Università, è stato sindaco della città, promotore e sostenitore di tante nuove organizzazioni di valenza sociale, ma quel che più interessa ora del suo curriculum, è la cattedra di Clinica psichiatrica – il primo ad occuparla a Parma, dal 1875 – e il suo studio su 150 crani di criminali morti nel carcere di San Francesco, sufficienti a smentire le tesi di Cesare Lombroso, secondo cui criminali si nasce (e pure si vede dalla faccia).

Nella sua lettera sulla follia scritta alla città, Cugini osserva con un po’ di preoccupazione quanto numerosi stiano diventando i casi di “alienazione mentale”. Nel 1880 se ne contavano 0,6 ogni mille persone, che nel 1898 sono raddoppiati! In Paesi di più antica industrializzazione va anche peggio: in Francia, nel 1835, quando Cugini aveva cinque anni, i matti erano 0,5 ogni mille persone; nel 1876 ben 2,3 per mille.

Non deve essere un caso se proprio nel 1902, a Vienna Sigmund Freud fonda il suo “circolo del mercoledì”, che diffonderà la nascente psicanalisi, o che nello stesso anno Carl Gustav Jung pubblica il suo primo libro. Per la mente, il XX è un secolo più difficile dei precedenti, necessita di più cura.

A Parma, in particolare, il lustro a cavallo del secolo ha visto un notevole aumento dei “dementi paralitici”, persone cioè che non sono più in grado di muoversi da sole, a causa di “alcolismo, abusi venerei, strapazzi del corpo, patemi” e in qualche caso “labe ereditaria” (tare famigliari, anche di ordine morale).

A cosa si deve questo scoppio di disturbi mentali gravi? Alla civiltà urbana: frenetica, competitiva, oppressiva, claustrofobica e piena di false speranze.

Si chiede Cugini:

Quanto più si diventa civili, tanto più facilmente si diventa pazzi? L’aumento della pazzia non si deve attribuire alla civiltà, ma alle condizioni della società odierna che di civile ha il nome e le parvenze, ma che delle vere doti di civiltà in gran parte ancora difetta”.

Il nostro medico, trova le cause dell’aumento della follia nella lotta per sempre “maggiori agi e godimenti”, nello “stivamento graduale e ininterrotto delle popolazioni entro le città”, ne “l’aumento di proletari e indigenti”, e con essi di malattie legate alla poca igiene, nel maggior consumo di “eccitanti del sistema nervoso, caffè, tabacco, e più dannosamente alcool”.

Stefani, direttore del manicomio, la pensa allo stesso modo:

Il miglioramento economico sradica da un lato la pellagra e preserva il contadino e l’operaio dalle influenze esaurienti della fatica e degli strapazzi; ma dall’altro apre in taluni casi alla ricerca sfrenata del piacere e della dissolutezza. Il miglioramento dell’istruzione rimuove i vizi, che abbruttiscono la persona umana, e scalza quella suggestibilità che feconda gli svariati deliri della superstizione, ma dall’altro lato, in quanto raffina il sentimento e stimola l’amor proprio e l’ambizione, rende meno sopportabili le ferite morali ed eccita a un eccessivo dispendio delle energie psichiche”.

La presa di coscienza dell’aumento delle malattie mentali, all’inizio del Novecento porterà solo a discussioni sull’ampliamento del manicomio, che Stefani realizza aggiungendo nuovi reparti a Colorno per separare i “frenesiaci” dai tranquilli, mentre Cugini avrebbe preferito trasferirlo in parte a Parma.

Quando, col passare dei decenni, la città diverrà ancor più “stivata” di popolazione, all’alcol si aggiungeranno le droghe, agli incubi di sempre si affiancheranno quelli delle guerre mondiali e il consumismo rinfocolerà come mai prima l’individualismo, con un aumento sempre crescente di disturbi della mente, allora si inizierà a pensare che il manicomio non basta e neppure serve. Tuttavia, pure il XXI secolo pare stentare nel compiere svolte davvero utili per guarire da sempre nuove forme di follia.

Internati nel manicomio di Colorno
Internati nel manicomio di Colorno
Internate nel manicomio di Colorno
Internate nel manicomio di Colorno
Un internato con camicia di forza nel manicomio di Colorno
Un internato con camicia di forza nel manicomio di Colorno
Internate nel manicomio di Colorno
Internate nel manicomio di Colorno

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Succede il 29 di dicembre:

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