29.1.1511. La neve sfonda i tetti delle case in città
29 gennaio 1511 – Al grande freddo che da almeno un mese attanaglia Parma, si aggiunge la neve. Nella notte fra il 29 e il 30 ne cadono due braccia, abbastanza da far crollare alcuni tetti. In casa di Pompeo Buralo, il tetto sfondato dalla neve uccide una fantesca e invalida la moglie. Crolla la casa di Donnino da Tora, senza feriti, un’altra in Codeponte (Oltretorrente) e parte delle coperture dei dormitori dei conventi degli Eremitani e del Carmelo.
Nei giorni seguenti le nevicate si ripetono e la coltre bianca si ispessisce, fino a 6 o 7 braccia tanto sugli edifici come sulle case. Il gelo conserva la neve e il 5 febbraio un’altra nevicata alza ancor più i cumuli. Le autorità cittadine si decidono dunque a far arrivare spalatori dalle campagne, convinti da un buon compenso.
Ma il 12 febbraio ecco il marino, il vento caldo da sud, che scioglie la neve. Non è una buona notizia, perché prima che la neve in città, a squagliarsi è quella molto più abbondante che si è accumulata in Appennino. Allora fiumi e canali si riempiono d’improvviso e si rischia un’alluvione gelida. Diverse case e botteghe vengono effettivamente allagate. Un disastro maggiore è evitato solo tagliando l’argine di un canale, perché possa allontanare parte dell’acqua del torrente Parma.
Sui corsi d’acqua, i cittadini vedono galleggiare anche grandi blocchi di ghiaccio, che il vento ha staccato senza sciogliere del tutto.
L’ultima nevicata di questo inverno oggi inimmaginabile è del 12 marzo, ma ormai è neve mista ad acqua e non fa più paura.