28.9.1911. Strage a Langhirano
28 settembre 1911 – Un drappello di carabinieri, guidato da un semplice sotto brigadiere, spara senza pietà contro un gruppo di manifestanti uccidendo due donne – una incinta – e due uomini e ferendo altre sette persone.
Succede a Langhirano, alla stazione ferroviaria, alle prime ore del giorno.
In tutta Italia si sciopera, una protesta contro la guerra di Libia. A Langhirano, come già era successo il giorno precedente, una quarantina di persone vanno in stazione per impedire la partenza di tram. Non succede solo qui, ma anche ad esempio a Traversetolo e Fornovo.
Solo che stavolta trovano la stazione presidiata da nove carabinieri e un paio di guardie forestali (queste giureranno poi di aver seguito i gendarmi solo per non trasgredire ad un ordine ma di non aver toccato arma). Sono stati messi in allarme da alcuni sabotaggi avvenuti nella notte, con un palo del telefono tagliato e qualche masso rotolato sulla ferrovia verso Torrechiara.
I manifestanti aggirano il picchetto, scendendo direttamente sui binari e qualcuno arriva al piano da cui si caricano e scaricano i vagoni merci. Urlano contro le guardie e vola qualche sasso. È a questo punto che i carabinieri attaccano.
Prima caricano la gente, poi sparano, mirando alla testa e inseguendo anche quelli che fuggono, colpendoli alle spalle.
Le vittime sono Elisa Grassi, 24 anni, incita al quarto mese; Maria Montali di 21 anni, segretaria della lega contadina di Mattaleto; Gennari Antonio, contadino poco più che trentenne; Severino Frati, un altro contadino di 43 anni. Due di loro sono stati colpiti alla schiena, gli altri al capo.
Pare che il vice brigadiere, quando tutti i bersagli sono fuori portata, col massimo cinismo ordini ai suoi di spostare i corpi e al capo stazione far partire il treno: “I binari sono sgombri, formi il convoglio e parta!”.
Langhirano è una polveriera. Avviati i feriti all’ospedale, la popolazione vuole assaltare la caserma dell’Arma. Da Parma è già partito un treno carico di altri militari per opporsi, per fortuna rallentato da quei massi. Intanto, a Langhirano, Ottavio e Giacomo Ferrari (che sarà ministro e deputato) riescono a calmare la folla prima dello scontro.
È una tragedia clamorosa. Già a poche ore dall’evento, nel centro pedecollinare arrivano alcuni deputati locali per capire cosa sia successo. Dal giorno successivo si aprono formali inchieste, non solo della magistratura locale, ma anche dell’Arma e del Governo, con l’arrivo di qualche pezzo grosso da Roma. Ma nessuno verrà punito per questa sanguinaria reazione, sproporzionata e sconsiderata, della mattina del 28 settembre 1911.
Le quattro vittime sono sepolte insieme nel cimitero di Mattaleto, sotto un monumento in marmo offerto dai cavatori di Carrara.