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28.6.1913. Il primo aereo che volò su Parma (e poi precipitò)

28 giugno 1913 – Per la prima volta un parmigiano vola sopra i tetti della città, vicinissimo alle case ed alle numerosissime persone scese in strada per assistere allo spettacolo. L’apparecchio Bleriot è guidato da Pier Carlo Bergonzi, uno dei pionieri dell’aviazione in Italia.

I primi voli in assoluto sulla città risalgono a tre anni prima, quando era stato allestito uno spettacolo dell’aria con piloti francesi. Ma quella volta era andata malissimo, per il cattivo tempo e per i gusti meccanici, tanto che solo nelle prove qualche monoplano si era davvero alzato in volo. Così, per vedere davvero la magia dell’aeroplano, i parmigiani devono attendere questo 28 giugno 1913.

Bergonzi è decollato alle 18,30 dal Campo di Marte, un vasto spiazzo utilizzato per gli esercizi militari, su un terreno già alveo del torrente immediatamente a valle del ponte Dattaro, cinto da mura dal 1844. Compie un giro attorno a tutta Parma, poi scompare dietro gli alberi di Villa Ombrosa (oggi uffici di Banca Intesa al principio di via Langhirano), per volare verso l’Appennino.

Una gran folla accorre al Campo di Marte per assistere all’atterraggio, ma il velivolo non torna: il forte vento che si è improvvisamente alzato ha costretto il pilota ad un atterraggio di emergenza, nel greto della Parma fra Fontanini e Porporano. Smontato, chiede in prestito una bicicletta in una fattoria e torna in città per avvisare i suoi meccanici del punto in cui recuperare l’aereo. Non è una settimana fortunata per l’aviatore: due giorni dopo l’atterraggio di fortuna, con la motocicletta ha pure investito un uomo al principio di via Farini…

Andrà meglio il 2 luglio, quando ritenta con pieno successo il volo da Parma. Decolla dal Campo di Marte. Seguendo dall’alto i binari, arriva a Borgo San Donnino e Cremona. Compie una virata di 180° e torna a Parma atterrando in piazza Castello (Cittadella).

Bergonzi ha preso il brevetto l’anno prima ed ha costruito un proprio aereo, collaudato sui campi del podere Mutti di Basilicanova. Sogna una sua casa di costruzione di aeromobili. Considera il volo “come espressione artistica di stati d’animo“, come è scritto nel manifesto per il Teatro aereo futurista del 1919 da lui sottoscritto.

Ma una volta finiti i soldi (di suo padre medico a Milano), pur di continuare a volare decide di entrare nell’Aviazione militare: combatterà per tutta la Prima Guerra Mondiale. Poi diventa ingegnere e continua per tutta la vita a progettare aerei, realizzando anche un’auto da corsa nel 1930 e pubblicando un manuale per la progettazione di velivoli nel 1939.

Pier Carlo Bergonzi, pioniere dell’aviazione
Pier Carlo Bergonzi, pioniere dell’aviazione

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