28.3.1266. Il sarto Barisello impone la milizia della croce
28 marzo 1266 – Giovanni Barisello, un sarto figlio di un mezzadro, afferra una croce in una mano, una copia del Vangelo nell’altra e prende a girare Parma, casa per casa, per far giurare ciascun cittadino di non aver nulla contro la Chiesa. In tanti lo seguono, una folla che alla fine sarà di 500 persone. E quelli che rifiutano di giurare sono picchiati e qualcuno anche ucciso.
L’irripetibile processione è un episodio da ascrivere alla lunga pagina di lotte civili fra guelfi e ghibellini. Barisello e i suoi molti seguaci temono un colpo di stato ghibellino, del quale il leader della fazione filo imperiale, il marchese Oberto Pallavicino, non fa mistero. A Parma il potere ghibellino è particolarmente temuto dopo l’orgogliosa reazione all’assedio dell’imperatore Federico II di 20 anni prima.
Non che l’iniziativa popolare riesca a riportare la pace, anzi, fino al 20 aprile proseguono aggressioni e vendette, finché il Comune non ordina una grande inchiesta promettendo di processare tutti i ghibellini sospettati di complotto, con successive indagini che non faranno che soffiare sul fuoco dell’odio.
Per molti parmigiani, Barisello appare come un eroe: diventa consigliere del Comune a vita, sposa una nobildonna, ha uno stipendio pubblico e gli è concesso di comandare su una sorta di milizia civica. Tutto perfetto per lui, finché i ghibellini non riescono a realizzare il sogno a lungo coltivato di controllare Parma, nell’agosto del 1295, quando il vescovo Obizzo Sanvitale viene costretto a fuggire da una folla che attacca il Vescovado. Barisello, che nel frattempo era tornato a fare il sarto, morirà nell’estate 1298 mentre viene torturato per costringerlo a confessare la sua partecipazione ad una cospirazione a sostegno proprio del Sanvitale.